Era
il mio compleanno, Paolo Rossi era stato cernsurato dalla RAI perchè
voleva mandare in onda un discorso di Pericle, l’Europa accusava la
Grecia di chiisà che, cos’ scrissi questo articolo per Donchisciotte che
vi ripropongo.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7090
Ebbene sì, parlo della Grecia, dove ho vissuto una decina d’anni
a cavallo… Cos’avete capito? A cavallo tra l’essere fuori d’Europa ed
esserci dentro. Non ne ho parlato fino ad ora perchè malgrado sentissi
migliaia di kazzate sparate da gente che non ha visto nè sentito una
beata mazza, poi non volevo intervenire anche su questo argomento, che
poi pare che so tutto io e faccio la fine del nonno a tavola che parla
parla e intanto non ha il pannolone…
Insomma, io arrivavo da
Haiti e volevo sposare la madre di mio figlio. Per questo scelsi un
Paese nel continente europeo dove non c’erano ancora le ferree leggi
sull’immigrazione, e scelsi Corfù dove il console onorario era pure mio
amico e mi facilitò la cosa.
Noi in Grecia vivevamo così:
ogni famiglia aveva la sua pianta di limoni e arance fuori dalla porta
principale, l’orto dietro, il vicino aveva le capre e faceva la feta il
formaggio essenziale per la cucina greca, e sulla strada per tornare a
casa i pescatori mettevano le cassette del pesce che avevano pescato.
Carne di bue, molto rara, ma di capra e agnello ogni angolo di casa. Se
uscivo di casa, trovavo tutte le erbe aromatiche nel boschetto di
fianco, avevamo gli ulivi e andavamo al frantoio a fare l’olio, poi
uniti in tre o quattro famiglie per volta, ogni autunno facevamo il vino
che ci serviva per tutto l’anno. Le uova erano delle galline che
razzolavano nei cortili. Ogni famiglia aveva anche un membro che
lavorava per lo Stato o per il comune, in modo che un piccolo contributo
in denaro c’era per tutti.
Quando la Commissione Europea (e
non era Prodi) chiese alla Grecia di lasciare a casa 20.000 dipendenti
dello Stato, Papandreu il vecchio chiese se non fossero impazziti tutti,
perchè avrebbero messo a ferro e fuoco lui e tutta Atene. Così si entrò
l’Europa lo stesso.
I Veneziani piantarono qui gli ulivi e ogni
anno venivano e pagavano un bisante per ogni ulivo che trovavano in
piedi. Ma all’Europa quegli ulivi non andavano bene perchè facevano le
olive che erano troppo piccole per il loro bucodelkulo e così ordinarono
di tagliare gli ulivi secolari e ripiantarne altri più adatti. I greci
chiesero va bene, ma se i nuovi non attecchiscono, possiamo trasformare
le aree in edificabili? Certo! Risposero le menti egregie dell’Europa e
così vi fu un’ecatombe di ulivi, e poi guarda caso i ramoscelli che
piantarono non crebbero e vi fu una speculazione edilizia da paura che
compensò i grandi proprietari terrieri della svalutazione deella moneta
(25 più 10%) avvenuta per far entrare la Grecia in Europa. Poi ci fu la
lotta ai parassiti, vennero con tank e DDT che fecero morire quasi tutte
le colture. Però vennero pure i supermercati, che cominciarono a
venderci la frutta, la verdura e l’olio e il vino che non avevamo più
gratis nelle nostre case….
Mi fermo qui, perchè continuando mi viene da piangere.
Dite che in Grecia le tasse non le paga nessuno? Dite che un avvocato
un dentista un professionista dichiara redditi ridicoli? E qui? Dov’è la
differenza con l’Italia? Ditemela.
Scriveva Churchill che il
buon Dio ha creato la Grecia affinchè gli italiani potessero guardarsi
indietro e scoprire che esisteva un popolo peggiore di loro. Forse è
vero. Però se un avvocato greco (come qualunque cittadino) voleva
comprarsi un SUV, un Mercedes o la villetta al mare, al compratore
doveva presentare un foglietto rosa che era rilasciato dall’ufficio
delle tasse, che certificava che si era pagato tutto, non c’erano
pendenze nemmeno giudiziarie, e si aveva un reddito per cui era
consentito comprarsi non un Ferrari, ma anche solo un’auto più grande di
quella che si possedeva….
Almeno, noi in Grecia facevamo così.
E voi, in Italia?
Aldo Vincent

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