Cenestesi
[ce-ne-stè-si]SIGN Sensazione generale del corpo, di solito notata solo quando viene turbata
voce dotta, composta dal greco [koinós] 'comune' e [aìsthesis] 'sensazione'.
È una parola molto divertente. Basta iniziare a ragionarne intravedendone il significato e subito le appercezioni
interne fioriscono - un po' come quando consideriamo la sensazione del
nostro peso contro la sedia su cui siamo seduti, o della stoffa dei
vestiti sulle spalle, che sono sempre lì e sempre escluse dalla nostra consapevolezza.
La cenestesi è una parola che ha
vissuto un po' sottotraccia: la sua ricezione pare relativamente recente
(novecentesca), e nonostante sui dizionari vengano segnalati
puntualmente i suoi ambiti principali d'uso (medicina e filosofia) tante
definizioni sembrano ispirate da vaghezza. Certo è un concetto più
facile da intendere
che da spiegare, ma ancora una volta possiamo contare sulla cavalleria
etimologica: la cenestesi è letteralmente la sensazione comune del
corpo. Non quella che percepiamo dal giornalismo degli organi di senso
con cui diamo l'assalto alla realtà, ma quella interna, sottile e
complessa, resa dalla rete dei propriocettori - indescrivibile da vista,
udito, tatto.
Può essere una sensazione di benessere (sentiamo tutto rilassato al
proprio posto e il mondo è una favola) o di malessere (quando torniamo a
casa e senza sintomi chiari sappiamo già che stiamo per ammalarci), ma è carsica, nascosta, non s'impone sulla nostra attenzione con dolore, vibrazioni
, luci. Tant'è che spesso si nota solo nel suo turbamento in meglio o in peggio.
Fuori di filosofia e medicina non è
un termine che si fa notare per la sua spendibilità pronta o per la sua
utile versatilità. Rientra fra quelle parole che sono determinanti
perché perimetrano un concetto. In questo caso, il concetto di una
sensazione che, a differenza di tutte quante le altre, è letteralmente
sempre lì. E a dispetto
di quella parte di filosofia che ci ha visto una sensazione povera, per
chi la sa ascoltare è la sensazione più eloquente della vita, il germe
dell'autocoscienza.
(Sì, si usa anche in diritto, in
particolare se n'è parlato riguardo alla 'cenestesi lavorativa', cioè la
normale fatica da lavoro, che certi danni biologici possono aggravare.
Non ho capito se è una trovata lessicale splendida o grottesca.)
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