In conferenza stampa il premier
Giuseppe Conte commenta alcune dichiarazioni di Matteo Renzi che dava
probabile al 50% una crisi di governo prima della fine della
legislatura:
"E' un pessimista cosmico"
1819/1927 – In questo periodo Leopardi, partendo dalla riflessione sull’infelicità, elabora una “teoria del piacere” secondo la quale “l'amor proprio”, cioè l’amore che ogni persona ha per se stessa è anche la causa della sofferenza; infatti questo amore ci porta a desiderare un piacere infinito, destinato a non poter essere mai interamente soddisfatto e perciò a generare tormento. Scrive nello Zibaldone:
Il fallimento dei moti liberali del 1821 mette in dubbio la speranza di Leopardi che sia possibile recuperare una qualche antica felicità attraverso l’impegno civile. Anche per questo la sua attenzione si sposta dal tema della felicità che non si può raggiungere a quello dell’infelicità che non si può evitare.
La conclusione a cui arriva è chiamata “pessimismo cosmico”: anche se l’uomo riuscisse a raggiungere il piacere, questo non compenserebbe mai i mali – la malattia, la vecchiaia e la morte – a cui la Natura lo ha destinato. Dio non esiste, tutto è meccanico e casuale; l’uomo è una delle tante creature che abitano la terra e la Natura non è guidata da un disegno benevolo, non ha a cuore la felicità dei viventi – uomini o animali che siano – ma mira solo a perpetuare l’esistenza del cosmo
"E' un pessimista cosmico"
1819/1927 – In questo periodo Leopardi, partendo dalla riflessione sull’infelicità, elabora una “teoria del piacere” secondo la quale “l'amor proprio”, cioè l’amore che ogni persona ha per se stessa è anche la causa della sofferenza; infatti questo amore ci porta a desiderare un piacere infinito, destinato a non poter essere mai interamente soddisfatto e perciò a generare tormento. Scrive nello Zibaldone:
[…]
Il vivente... desidera il bene senza limiti. Questo bene in sostanza
non è altro che il piacere. Qualunque piacere ancorchè grande... ha
limiti... Quindi nessun piacere può soddisfare il vivente... Dunque
questo desiderio stesso è cagione a se medesimo di non poter essere
soddisfatto (12 febbraio 1821).
Il fallimento dei moti liberali del 1821 mette in dubbio la speranza di Leopardi che sia possibile recuperare una qualche antica felicità attraverso l’impegno civile. Anche per questo la sua attenzione si sposta dal tema della felicità che non si può raggiungere a quello dell’infelicità che non si può evitare.
La conclusione a cui arriva è chiamata “pessimismo cosmico”: anche se l’uomo riuscisse a raggiungere il piacere, questo non compenserebbe mai i mali – la malattia, la vecchiaia e la morte – a cui la Natura lo ha destinato. Dio non esiste, tutto è meccanico e casuale; l’uomo è una delle tante creature che abitano la terra e la Natura non è guidata da un disegno benevolo, non ha a cuore la felicità dei viventi – uomini o animali che siano – ma mira solo a perpetuare l’esistenza del cosmo
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