L’8 Marzo
E alle 9 sono già in ufficio
NOTERELLA DI UN MASCHIETTO SESSANTOTTINO:
Quanto tempo è passato!
Mi ricordo ancora un otto marzo quando la incontrai che regalava mimose
che la gente non sapeva ancora cosa volesse dire, per ricordare alcune operaie
bruciate in una fabbrica che sembra non sia mai esistita. Ma allora lei non lo
sapeva.
Portava i capelli cotonati e quando le mettevo la mano tra la
sottogonna e le mutandine, me la levava perché “Certe cose” non si fanno.
La mamma le aveva detto che gli uomini “Volevano solo quello” e dato
che non si sentiva “Una di quelle” non solo non me la dava, ma le faceva pure
schifo prenderlo in mano.
Un giorno partì per andare in Inghilterra a studiare l’inglese senza
nemmeno salutare. Senza nemmeno scrivere.
Finalmente tornò, un altro otto marzo, e aveva buttato il reggiseno. Le
gonne cortissime, i capezzoli duri a mostrarsi sotto la camicetta tesa, e la
sua rivendicazione e nominare senza eufemismi il mio coso la sua cosa, e il
sesso e il suo diritto, il desiderio di esercitare il diritto del sesso…
E abbiamo fatto l’amore la prima volta.
Fumando le dissi:
“Se sapevo che eri vergine avrei impiegato piu’ tempo” e lei rispose:
“Se sapevo che avevamo piu’ tempo mi sarei tolta i collant”
Avevano inventato i collant!
E lei invece aveva buttato via come un brandello inutile, un valore
scaduto, l’enfatica membrana, la spia rivelatrice che di li’ era passato
qualcun’altro, che prima sarebbe stata
una vergogna scoprirlo ma che adesso esibiva come una trasgressione:
“Ma non sarai mica geloso!” .
Perche’ lei era sua e piu’ innamorati passavano per quella fessurina
(cosi’ la chiamava) piu’ brava si sentiva.
E la pillola che l’aveva liberata dal sesso/procreazione adesso non le
bastava più. Adesso voleva che fossero gli uomini a mettere il preservativo.
Adesso! E non prima, quando non c’era la pillola! Ma valla un po’ a
capire!
Ora voleva esercitare il sesso e basta: con me, con l’altro, perché
adesso non sono piu’ corna, ma “sto facendo esperienza!”
Saltano le pietose bugie:
“Dove sei stata ieri sera?”
“A letto con un altro” o con un ‘altra perché la sua emancipazione fa
saltare le limitazioni e non e’ piu’ l’amore o il sesso con l’altro, o non
necessariamente! Adesso e’ con gli
altri, uno per volta o piu’ di uno oppure in gruppo o da sola perche’ aveva
cominciato a rivendicare anche la sua masturbazione!
E un altro otto marzo sparì e ricomparve dopo un po’, figlia dei fiori,
con le canne, la roba, lo sballo e a darsi via per niente e le corse per
tirarla fuori dalle situazioni più scabrose, e le corse per tirarla fuori da
quella merda.
Quanto tempo e’ passato!
Quanti otto marzo!
Adesso i sensi si sono sopiti e la posso guardare, finalmente
emancipata, piu’ libera, meno ipocrita ma sempre la stessa, col suo blazer
sempre sgualcito e la crema da notte sulla faccia. Con l’auto senza mai fare un
goccio d’olio o riempire d’aria le gomme, col lavoro che non la soddisfa, col
ma perché non facciamo un figlio, con i suoi occhiali per vedere la televisione
e il reggipetto che è tornato a tener su ciò che non ne vuol più sapere. E il
telefonino portatile, sempre in borsa, con bollette da pagare che equivalgono
ad una settimana a Santo Domingo, ma sempre spento in casa, nel timore di
chissà quale telefonata imbarazzante.
Perche’ il tempo e’ cambiato ma lei è sempre rimasta quella che era:
una che ho amato per tutta la vita, senza mai capire cosa ci ha dentro quella
testolina.
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