“Trivellacchiani”,
di Marco Travaglio
Brutta bestia, il web che tutto ricorda e nulla distrugge. A parte
la reputazione di qualcuno, si capisce. Ieri impazzava un tweet del 21
gennaio 2012: 50 mesi fa tondi tondi – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 19 marzo 2016, dal titolo “Trivellacchiani”
-. Diceva così: “Oggi a Monopoli ho partecipato alla manifestazione per
la difesa del mare Adriatico dai rischi delle trivellazioni”.
Avvincente la firma: Debora Serracchiani. La frangetta più sbarazzina
del Pd aveva appena sfilato col
governatore di Sel Nichi Vendola, col leader dei Verdi Angelo Bonelli e
con alcuni europarlamentari. Tutti No Triv sfegatati. Da quel movimento è
nato il referendum promosso da 9 Regioni (7 targate Pd) e fissato per
il 17 aprile. Nel frattempo però la Serracchiani è diventata
governatrice del Friuli e vicesegretaria Pd. E l’altroieri ha
comunicato, con l’altro vicerenzi Lorenzo Guerini, che il referendum è
“inutile”, dunque il Pd è per l’astensione. Così vogliono Renzi e le
lobby retrostanti. Lo stesso Renzi che, sempre nel 2012, voleva
rottamare la politica energetica basata sulle trivellazioni per
idrocarburi, invocando “investimenti mirati anche di natura pubblica
devono essere fatti in settori ancora in fase di sviluppo (come il
solare a concentrazione in alternativa al fotovoltaico o l’eolico d’alta
quota) là dove è possibile sfruttare le competenze e le eccellenze
della ricerca e dell’industria italiana”. Era tutto scritto nel suo
programma delle primarie per la segreteria Pd contro Bersani. Ora che è
segretario e premier, mica può mantenere le promesse: quelle, com’è
noto, sono esche per gonzi.
Quando si ciancia di “antipolitica” e “populismo” per scomunicare le
opposizioni che si oppongono, bisognerebbe sempre tenere a mente quel
tweet della Serracchiani e quel programma di Renzi. Non c’è nulla di più
antipolitico e di populista che promettere qualcosa e poi fare il
contrario. Non che sia vietato cambiare idea: purché lo si dica e
spieghi. Quando, esattamente, Debora ha cambiato idea sulle trivelle e
Matteo sulle rinnovabili al posto delle fossili? Hanno letto ricerche
scientifiche? Parlato con luminari? Consultato nuovi dati che
smentiscono le convinzioni precedenti? E perché non hanno mai chiesto
scusa per aver preso un abbaglio? E perché lo dicono solo un mese prima
del referendum? Oltre al merito, poi, c’è il metodo. Quando il governo
B., a rimorchio del cardinal Ruini, fece campagna per l’astensione al
referendum sull’eterologa, il centrosinistra insorse contro il gesto
antidemocratico e diseducativo uguale all’“andate al mare” di Craxi sul
referendum elettorale del 1991. (…)
l'illegale calcolo degli interessi sugli interessi, è stato
ripristinato per legge da un emendamento di Sergio Boccadutri approvato
giovedì alla Camera - I consumatori: “È l' ennesimo inganno, una
polpetta avvelenata per favorire gli esclusivi interessi delle banche e
danneggiare i consumatori”…
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