La parola del giorno è
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[lìm-bo]
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SIGN
In teologia, luogo in cui si
troverebbero le anime dei giusti e degli innocenti morti senza
battesimo; situazione sospesa, incerta; margine, orlo
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dal latino [limbus] 'orlo, bordo', di origine sconosciuta.
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Il modo in cui usiamo questa parola è influenzato in
maniera determinante dal limbo raccontato da Dante nel IV canto
dell'Inferno della Divina Commedia — come del resto vale, in
genere, per il nostro modo di immaginare i luoghi oltremondani
della religione cattolica. Non lo ha inventato
lui, ma è la sua versione, sono le sue parole a dar forma al nostro
concetto.
Un bordo, al di là del fiume Acheronte ma al di qua dei gironi
di dannazione veri e propri, in cui si assiepano le anime dei morti
che non peccarono, e che pure sono condannate ad essere escluse
dalla grazia di Dio perché non battezzate — dai bambini in
fasce ai grandi dell'antichità.
Quella rappresentata dal limbo (letteralmente un lembo, un
orlo) non è una condizione di dolore, ma di sospensione, di
attesa — per quanto senza speranza.
Questo orlo mite d'inferno ha
preso corpo dai
primi ragionamenti di San'Agostino sul tema dei giusti e innocenti
morti senza battesimo, fino ad arrivare a Pietro Lombardo, teologo
del XII secolo, che più compiutamente strutturò questa ipotesi. Ed
è, se forse non a
lui, almeno ai suoi commentatori (fra cui il grande Tommaso
D'Aquino) che si deve la scelta dell'immagine del lembo, del nome
del limbo (limbus in latino).
Dante è sempre sul pezzo e recepisce. Peraltro metterà
Pietro Lombardo con Tommaso D'Aquino in Paradiso,
nel cielo del Sole. Ma curiosamente sente ancora il termine 'limbo'
non come nome tecnico, ma nel suo significato di 'orlo':
[...] gente di molto valore/ Conobbi che 'n quel
limbo eran sospesi. 'Sospeso' è un aggettivo
ricorrente nella Commedia per le anime del limbo, ed è determinante
nel nostro modo di figurarlo.
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