Il giannimorandismo
L’unico posto al mondo in cui non
si erano ancora trovate tracce di Gianni Morandi erano i film
sudcoreani. Ma da quando la sua voce è spuntata nel bel mezzo di una
scena di «Parasite»,
fresco vincitore dell’Oscar, intenta a gorgheggiare «In ginocchio da
te», il trionfo de giannimorandismo può dirsi completo. La vita di
chiunque di noi abbia superato i cinquant’anni è stata punteggiata da
questa creatura fuori dal tempo e dallo spazio. Prendi un vecchio
Sanremo e c’è già Morandi che canta. Ne prendi uno più recente e c’è
Morandi che presenta. Sfogli l’album della maratona di New York e c’è
Morandi che corre, con lo stesso sorriso imperturbabile con cui canta,
presenta e gioca a calcio: nella Nazionale Cantanti, dove nessuno
ricorda di avergli mai visto fare un fallo. E se guardi una fiction per
famiglie? Che domande, c’è Morandi. Uguale al Morandi dei «musicarelli»
che riempivano i cinema oratoriali del secolo scorso, quando la tv era
in bianco e nero, il sabato andava in onda «Canzonissima» e sulle
cartoline-voto il futuro estensore del Caffè vergava con calligrafia
problematica il nome del cantante preferito da sua nonna: Gianni
Morandi. «Scende la pioggia, ma che fa…» Ma che vuoi che faccia? Bagna
tutti, tranne Morandi. Uno capace di mettersi in mutande su Raiuno e non
sembrare volgare. Persino di sopravvivere ai social: anche Morandi
annovera degli odiatori, però i suoi odiano un po’ meno degli altri.
Se rinasco, voglio essere Gianni Morandi. Ma non so se son degno di lui.
Se rinasco, voglio essere Gianni Morandi. Ma non so se son degno di lui.
[e-mùn-ge-re (io e-mùn-go)]
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SIGN
Prosciugare, estrarre
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voce dotta presa in prestito dal latino [emungere] 'spremere',
ma anche 'pulire il naso'.
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