La parola del giorno è
Collabente
[col-la-bèn-te]SIGN Di un organo cavo, afflosciato fino a far toccare le sue opposte pareti; di un edificio, in rovina
participio presente del verbo [collabire], voce dotta recuperata dal latino [collabi] 'squassarsi, cadere'.
Una parola che viene usata solo nel lessico medico
e in quello catastale può non conquistare tutti al primo sguardo. Ma
l'immagine che vi troviamo è talmente forte e riconoscibile che potrebbe
essere usata in maniera ben più variegata.
È il participio presente del verbo 'collabire', usato nei medesimi contesti. Si tratta di un latinismo, emerso solo negli anni Cinquanta: l'originale verbo collabi (propriamente 'cadere insieme') descriveva uno sconquassarsi, un crollare, ed è stato recuperato, in ambito medico, con un significato molto preciso: collabiscono
gli organi cavi che si afflosciano tanto da far toccare le loro opposte
pareti, anche fino a farle combaciare del tutto - per fisiologica
conformazione o per patologia. Ad esempio si può descrivere l'uretra
come un canale collabente, si può parlare di come la scarsa pressione
faccia collabire il vaso sanguigno.
Queste immagini sono state impiegate anche nel lessico edilizio e catastale per quegli edifici inagibili
che versano in condizioni di irrecuperabile rovina e ormai valgono il
terreno su cui sono costruiti - quasi che il tempo li abbia fatti
afflosciare come una vescica moscia, col tetto sgonfio e i muri marciti
che smottano gli uni sugli altri. Non rovine romantiche.
immagini forti, di bella presa, e che non troviamo solo qui. Ci mangiamo, in torva solitudine, il soufflé collabente che ieri sera non abbiamo avuto il cuore di servire agli ospiti;
l'amico alla festa indossa un'alta corona di carta collabente che gli
ciondola ai lati della testa; e per non far finire l'estate ci
rifiutiamo inconsciamente di mettere via la piscina gonfiabile, ormai
collabente e piena di alghe e girini.
Insomma, è una parola molto più
utile di quel che pare: ci permette di infilare in maniera incisiva nei
nostri discorsi l'immagine esatta, e davvero ricorrente, della cavità
che si affloscia su sé stessa. Mica male.
* * *
Dimergolare
[di-mer-go-là-re (io di-mèr-go-lo)]SIGN Rimuovere un chiodo agitandolo; scuotere; barcollare, tentennare
dal latino [demergulare], derivato da [merga] 'forcone'.
Non siamo davanti a una parola che
scoppia di vigore, forte di un uso vivace e diffuso. Se le parole
morissero, anzi, potremmo dire che questa non si sa nemmeno più dov'è
sepolta. Ma le parole non muoiono, al massimo vengono scordate, e questa
è meravigliosa - di una meraviglia molto specifica.
Ci sono centinaia di gesti
minutissimi che compiamo senza dar loro un nome. Questo è uno di quelli,
ma si può rimediare: davanti a qualcosa (pensiamo un chiodo) rimasto
conficcato (pensiamo nel legno) cerchiamo di rimuoverlo con la stretta
delle dita o con una pinza.
Il movimento che facciamo, specie se non c'importa molto di rovinare il
materiale in cui è confitto, è il dimergolare. Una serie di movimenti
da una parte all'altra, o circolari, che lo smuovono e gli allargano lo
spazio perché possa essere divelto. Un movimento che abbiamo
naturalmente nelle mani, più che nelle parole.
Ebbene, pare che questo verbo derivi dal latino merga, il forcone,
il tridente che si usa per i covoni: infilate le punte nel fascio di
spighe, per poi posarlo si deve scrollare il forcone - e di qui nasce il
dimergolare, che in riferimento al chiodo trova un uso speciale rispetto
a questo generale scuotere. Dimergolo il mestolo in cui sono rimaste
infilate rondelle di porro, dimergolo la trivella a mano che resta
incastrata nell'argilla, arrivato il mio turno dimergolo le freccette e tiro con audacia
("Non si preoccupi signora, il sangue smette di uscire subito"). A
questo scuotimento si accosta poi il significato di tentennare, di barcollare, così come si fa tentennare il chiodo: si piazza il digestivo della nonna
sul tavolo e venti minuti dopo tutti dimergolano allegramente; gli scaffali montati male dimergolano pericolosamente ogni volta che qualcuno ci appoggia sopra qualcosa; e chi non è avvezzo dimergola sul terreno accidentato.
Non so come ho potuto farne a meno.
* * *
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