Spanare
[spa-nà-re (io spà-no)]SIGN Rovinare la filettatura di una vite, un dado e simili
composto parasintetico di [pane], altro nome
del filetto della vite, (probabilmente dal latino [panus] 'filo avvolto
sul rocchetto', di origine greca), con [s-] privativa.
È impressionante come quella dei
filetti degli elementi metallici sia una folla silenziosa e
onnipresente. Intorno a noi, in ogni momento, abbiamo decine, centinaia
di queste spire che si attorcigliano intorno a pezzi di metallo (e non
solo), e che accoppiate e strette dentro spire negative tengono insieme i
nostri mobili, le nostre macchine - praticamente tutto. Chissà come
gongolerebbe Archita, pitagorico tarantino che è di solito indicato come
inventore della vite.
Ora, parallelo al nome di 'filetto' -
pare un piccolo filo avvolto su un gambo o su una superficie liscia -
troviamo il sinonimo 'pane'. La sua immagine latina è la medesima: il
gomitolo, o il filo avvolto sul rocchetto (da cui anche il 'dipanare'). È stupendo come i nomi delle prototecnologie trovino queste domestiche rispondenze, nevvero? Parlano sempre di casa.
Ad ogni modo, spanare (o spanarsi,
come intransitivo pronominale) significa giusto guastare il filetto di
una vite, di un dado o di un altro elemento filettato, cosicché diventa
irrimediabilmente inservibile - non penetra né tiene. L'amico erculeo,
quando sente che la vite stenta a entrare, mette più forza nel girare il
cacciavite e la spana; il dado di metallo cattivo si spana rapidamente; il torchio di legno duro, fatto a regola d'arte, funziona da cent'anni e non ha mai accennato
a spanarsi.
Ovviamente un fenomeno
quotidiano come lo spanare ha dato frutti figurati: di quelli volgari
non serve parlare. Invece giova parlare di come significhi un obnubilamento,
o un'incapacità di capire: anche la mente, anche il pensiero può
guastarsi, può non penetrare e non tenere. Il vecchio collega aveva una
testa che era un brillante, ma se l'è spanata col bere; le intelligenze
sciocche spanano senza cogliere quel che viene loro detto; smettiamo di
guardare la serie
perché alla settima stagione la trama si è spanata.
Nota finale: 'spanare' può anche
significare privare una pianta del pane di terra che resta attaccato
alle radici. Ma è un'altra storia, e parla di quell'altro pane.
* * *
Accludere
[ac-clù-de-re (io ac-clù-do)]SIGN Mettere, chiudere nella stessa busta o plico
voce dotta recuperata dal latino tardo [accludere], derivato di [claudere] 'chiudere', col prefisso [ad-] 'a, verso'.
Questa parola graziosa può rappresentare una risorsa di finezza quotidiana.
L'immagine è delle più delicate:
sinteticamente un 'chiudere a', ossia un gesto in cui il chiudere viene
partecipato da un'aggiunta, che entra nella busta o nel plico prima che
vengano sigillati e inviati. Accludo un francobollo perché tu mi possa
rispondere subito; mi scordo di accludere la ricevuta e quindi devo squarciare la busta e trovarne un'altra; ho prontamente buttato le istruzioni accluse e ora devo frugare nella nettezza; nel pacco di pomodori secchi che riceviamo
c'è accluso un biglietto di ringraziamento così squisito e scritto su una così bella carta che lo conserviamo in vista.
Curiosamente si tratta di una voce dotta - cioè tecnicamente di una voce deliberatamente ripresa in un certo momento dal latino, e non giunta a noi dopo secoli di naturale uso continuato - che risale soltanto agli inizi del Settecento. Inoltre è simpatico notare che mentre di solito i verbi in cui troviamo un -cludere sono
piuttosto importanti, perfino gravi (includere, escludere, concludere, che verboni!), l'accludere ci si presenta più leggero, epistolare, morbidamente burocratico. Soprattutto, è una splendida alternativa all'
egemonia dell'allegare.
Quando sono in viaggio, ai messaggi accludo sempre qualche bella foto;
nella mail che ti mando trovi acclusi i suggerimenti che mi avevi
chiesto qualche tempo fa.
C'è un che di più curato,
nell'accludere: non stringe, non attacca, non annoda, ma sigilla insieme
- liberi in un solo involucro.
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