Da tempo, infatti, il congiuntivo
non rappresenta più la sintassi della complessità, delle sfumature,
delle finezze linguistiche. Nel 1997, il panettiere Luigi, entusiasta
sostenitore del neosenatore Antonio Di Pietro, dichiarava: «Finalmente
il partito del popolo ha candidato un uomo del popolo. Uno che sbaglia i
congiuntivi come noi». Sappiamo com’è andata. Il congiuntivo è solo un
modo verbale che appartiene alla cultura radical-chic, un inutile
orpello anti-populista? Parrebbe di sì. La sgrammatica (si dice?)
produce nuove parole d’ordine contro la perfida élite, insegna a non
vergognarsi dell’errore e a prefigurare una vita in brutta copia. In
questa decrescita infelice, dietro l’errore si cela sempre un orrore.
Anche «a sbaffo», come direbbe la portavoce Terry Manzo.
MAROCCHINO DI MERDA
si può dire. Ha detto il giudice di Torino
che non è reato!
Salvini Marocchino invece no
non si può dire...
perchè è un insulto
(alla merda? Boh...)
si può dire. Ha detto il giudice di Torino
che non è reato!
Salvini Marocchino invece no
non si può dire...
perchè è un insulto
(alla merda? Boh...)
"È tutto un POPULARSI di opinioni", "Avete favorito i truffatori e non avete tutelato i truffati. Ricordatelo! Ricordatelo!", "Se ne sono dovuti andare per trovare maggiore ricchezza e maggior DETTAGLIO in un altro Paese", "Non vedremo più politici che incassano il vitalizio a SBAFFO!", "Toglieremo i giovani da quel divano che erano stati messi lì A PARCHEGGIO. Volevate che fossero a parcheggio, ma non è così con la manovra del cambiamento!", "Il jobs act ha PRECARIATO milioni di giovani"
Teresa Manzo
Parlamentare 5 Stelle
https://www.youtube.com/watch?v=aj1l1fviiec
La parola del giorno è
SIGN Giudizio finale desunto da una somma di giudizi parziali
Epicrisi
[e-pì-cri-si]SIGN Giudizio finale desunto da una somma di giudizi parziali
dal greco [epìkrisis] 'deliberazione, giudizio', composto di [epi-] 'sopra' e [krìsis] 'giudizio'.
Anche se il nome ci si presenta dottissimo, paludato,
un po' misterioso, l'epìcrisi ci è del tutto consueta: la troviamo
leggendo l'opinione sul film uscito or ora, leggendo le recensioni del
prodotto che pensiamo di acquistare, o il commento del giornalista
sportivo sulla partita di ieri.
La premessa è semplice: spesso,
specie in casi di particolare complessità, quando si è chiamati ad
articolare un giudizio, non si approda a un giudizio finale
direttamente. Prima scomponiamo la realtà da valutare, dando giudizi
parziali che risultano dall'analisi
delle singole porzioni. Sceneggiatura, regia, colonna sonora, attori,
fotografia; estetica, qualità, prezzo, facilità d'uso; pagelle dei
giocatori e dell'allenatore. Infine, arriva il giudizio sintetico che
viene desunto dai giudizi parziali (processo buono sia per propria
chiarezza mentale sia per
giustificare l'esito
a chi legge). Ecco, l'epìcrisi è questo giudizio finale: il film è
gagliardo per quanto la prova attoriale sia un po' bislacca; costa un
sacco, è brutto ma funziona incredibilmente bene; la partita è stata un
insuccesso condiviso.
Non stupisce vedere che l'epicrisi è
indicata come termine specialistico che descrive il giudizio conclusivo
dell'autopsia: che si indaghi un cadavere su cause di morte, un
prodotto su ragioni d'acquisto, un film o un libro su pregi e difetti,
una partita su meriti e colpe, la posizione mentale e lo sviluppo del
discorso non cambiano poi molto.
Ora, anche sapendo che l'epicrisi
non ci è aliena sarà comunque difficile usarne il nome: è molto alto, e
poco noto. O il contesto è aulico, formale, o rischia di cadere
nell'incomprensione; ma nei casi in cui si possa chiede lo sforzo
d'intendere una parola più difficile del solito, l'epicrisi si fa forte
di un potere speciale: l'evocazione di quel verbo greco, krino, che continua a mandare luce nel criterio, segno di quella intelligenza che comprende separando. Un giudizio finale che discerne. E che gioca con le ambiguità del termine 'crisi'.
Per completezza diciamo anche che
l'epicrisi era un isituto di diritto greco-egizio che consisteva in un
esame volto a verificare stati personali, in particolare quello di
cittadino - ma anche questo significato, come dire?, non capita in ballo
tutti i giorni.
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