Greppia
[grép-pia]SIGN Nelle stalle, rastrelliera per il fieno posta sopra la mangiatoia; mangiatoia; impiego, fonte di guadagno
dall'ipotetica voce francone [krippja], analoga al longobardo [kruppja].
Anche se la greppia non è più una
presenza così costante nella vita quotidiana (chi ne ha mai vista una?),
la sua immagine permane saldamente nella lingua. E con dei significati figurati brillanti.
La greppia è un oggetto umile
e importante della stalla - quella rastrelliera che regge il fieno e la
paglia da dare a buoi e cavalli. Si trova di solito sopra la mangiatoia
vera e propria, tant'è che per metonimia il suo nome indica anche la stessa mangiatoia. Il suo nome è di ascendenza germanica: nome e oggetto giunsero in Italia con le
grandi invasioni germaniche al tramonto dell'Impero romano, che fra l'altro introdussero diverse novità nell'allevamento e la cura degli
animali.
Nell'Ottocento però alla greppia
iniziarono a essere ricondotti dei significati ulteriori: se alla
greppia il cavallo trova sempre da mangiare, questa diventa
figuratamente la fonte di guadagno - specie poco faticosa. Possiamo
parlare di come l'amico abbia trovato la sua greppia nella gestione del
patrimonio immobiliare di famiglia, di come certi interessi nascondano una pura devozione per la greppia, o del
factotum sempre in cerca di una greppia. Inoltre, con una salata ironia, è diventato l'impiego, specie pubblico, vissuto come sinecura
e così accostato alla mangiatoia: l'ozioso lavora quanto basta per non
perdere la greppia, salta fuori che qualcuno stava alla greppia ma aveva
un secondo
lavoro, e appena Tizio ha trovato la greppia si è dato malato e arrivederci.
Le parole che nascono da oggetti così umili e concreti hanno uno smalto formidabile.
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Invitto
[in-vìt-to]SIGN Mai sconfitto; indomito
dal latino [invictus], composto di [in-] 'non' e [victus] 'vinto', participio passato del verbo [vìncere].
Curioso come una parola del genere sia ricercata: il concetto di non-vinto, in effetti, è piuttosto pronto e semplice.
Si potrebbe pensare che l'invitto sia simile all'imbattuto - come il pugile che dall'inizio della carriera
non ha mai subito sconfitte. Ma ci dice qualcosa di più. Il fatto di
non essere mai vinto si proietta qui nell'invincibile, un invincibile
che quindi non può crollare, non può piegarsi, non può essere ridotto,
umiliato, domato. Questo ne spiega la ricercatezza: è del tutto
eccezionale.
Con spirito invitto l'imprenditore supera ogni fallimento, una determinazione invitta conduce ineluttabilmente al successo, la lusinga della
corruzione si schianta contro una virtù invitta, il segreto della squadra invitta sta nel suo muoversi come un sol uomo.
Splendida parola. Ma più che una risorsa linguistica da usare per finezza, essa segna un concetto da tenere presente, perché ispiri e informi.
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ALDO
VINCENT
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