La parola del giorno è
Allitterazione
[al-lit-te-ra-zió-ne]SIGN Ripetizione di una o più lettere all’inizio (o, più raramente, all’interno) di due o più parole
Dal latino umanistico [allitteràtio], a sua
volta da un presunto verbo [adlitteràre] ‘ammettere parole in linea’,
composto da [ad-] e [lìttera]
Ma voi ve lo siete mai chiesti perché il troppo stroppia ma non rovina? O perché la lingua batte dove il dente duole e non dove fa male? Semplice: perché all’orecchio piace così.
L’allitterazione è una figura
essenziale, nella vita di tutti i giorni come nella poesia. Essenziale
perché, seppur disprezzata in passato – i retori antichi la vedevano
come errore – ha resistito, e solo qualcosa dotata di una tale importanza avrebbe potuto superare la prova del tempo sconfiggendo il silenzio che le era stato imposto.
Ò Tite, tùte, Tatì, tibi tànta, tyrànne, tulìsti! (‘O Tito Tazio, tu stesso, monarca, ti attirasti tanto terribili cose!’): questo verso degli Annales
di Ennio (con gli accenti metrici per apprezzarne il più possibile il
suono), autore di epica storica del III secolo a.C., è una delle
allitterazioni latine più note. Leggendola non ci si stupisce del fatto
che questa figura venisse condannata: questo stesso verso ci è giunto grazie alla critica che ne fa un trattato di retorica di un anonimo.
Senza esagerazione, però,
l’allitterazione impreziosisce i concetti e trasmette, criptate,
sensazioni che percepiamo inconsciamente: “Fresche le mie parole ne la
sera / ti sien come il fruscìo che fan le foglie / del gelso ne la man
di chi le coglie”: gli splendidi primi tre versi de La sera fiesolana di D’Annunzio quasi ci fanno sentire la brezza che scuote la chioma di quel gelso, grazie
alla ripetizione di 'fr-', della singola lettera 'f' e dei suoni
's/sc'. In questo è altri casi l’allitterazione accarezza l’onomatopea
e, facendoci innamorare, si
riscatta, mettendo a tacere le ingiurie rivoltele in passato.
E il riscatto c’è stato eccome!
Tantissime frasi comuni sono state così ideate perché contenenti
allitterazioni: un ragionamento insensato può essere certamente senza
inizio né fine, ma perché privarsi del dire senza capo né coda? Chi pensa poi che siano solo coincidenze, pensi ai poliziotti spesso chiamati piedi piatti: in Francia essi sono pieds plats, e in Inghilterra flat feet. Ognuno si è giocato l’allitterazione come poteva.
Dell’allitterazione si delizia anche
la professoressa McGonagall (McGranitt nelle versioni italiane) di
Harry Potter: chi come me è amante della saga avrà forse pensato a lei
che parla di una “babbling, bumbling band of baboons” (‘balbettante,
bambocciona banda di babbuini’ in traduzione) riferendosi ai suoi
studenti.
Che si voglia creare un effetto
particolare o semplicemente se ne preferisca il suono, l’allitterazione
c’è sempre stata, e nemmeno gli eminenti retori del passato son riusciti
a farcela disprezzare.
* * *
Aldo Vincent
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SCISSIONE
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