Monday, October 22, 2018

META' COSCIA

Scandalizzato, Lavia rintraccia su Twitter l' autrice, Giovanna Vitale - donna, per giunta! - e la redarguisce con un tweet dei suoi: "Cara Giovanna, era proprio necessario scrivere di Maria Elena Boschi 'con stivali a metà coscia'? Mi meraviglio, da una brava giornalista di Repubblica". La brava giornalista Vitale chiarisce prontamente l'assoluta conformità del suo testo al codice etico di Lavia: "Non capisco cosa ci sia di male. È un dettaglio di cronaca, è legittimo che Meb li indossi (tra l'altro le stavano benissimo) e io che lo scriva per quel che è. Senza malizia alcuna".

Qualche tweet dopo, la Vitale torna sulla vexata quaestio per precisare vieppiù il suo alto pensiero: "Forse altri hanno usato quel termine con malizia, non io. La malizia è nell'occhio di chi legge, non di chi guarda e ne scrive". Tra l' altro gli stivali le stavano benissimo! Ma niente, Lavia non si lascia intenerire e la saluta malamente con un "Sono un lettore di Rep dal 1976 e la penso diversamente. 'A metà coscia' è da La Verità. Succede. Ciao". E così sono sistemati anche i colleghi de La Verità. Amen.

Scoperto quindi che il termine "coscia", se riferito alla Boschi, non può essere utilizzato nemmeno in senso squisitamente tecnico-sartoriale, ci chiediamo: nel caso di un gran colpo di fortuna per l'ex ministra, le si potrà dire "Che culo, Maria Elena"? Dovremmo forse far eliminare il seno e il coseno dai programmi di trigonometria di tutte le scuole di Laterina per non turbare l'illustre concittadina e il suo cavalier servente?

Per ora potremmo cominciare a eliminare il termine "coscia" da tutti i dizionari. Nel caso: come dovremmo allora indicare quella parte del corpo (femminile: riferito ad un uomo, "coscia" è un termine certamente ammesso) situata tra il ginocchio e l'anca? Forse la "metà coscia" potrà essere indicata soltanto con l'equivalente ma più sobrio "primo quarto di gamba"? Incuriositi, abbiamo deciso di controllare come il severo censore Lavia abbia risolto la spinosa questione su Democratica, certi che avremmo trovato un sito di informazione finalmente "coscia-free".

Una veloce ricerca per parole-chiave e orrore! Lo scurrile termine "coscia" ricorre in decine e decine di articoli. Lo stesso Lavia il 2 luglio 2016 si lancia un ardito 'scancosciato'. E, più grave di tutto: tra i collaboratori del sito di informazione di Lavia figura una certa Maria Coscia alla quale, crediamo, il vicedirettore chiederà di cambiare il cognome - per decenza - in un più sobrio e pudico Maria Metàgamba.


 Mario Natangelo per il “Fatto quotidiano”



Massimiliano Parente per “il Giornale

Abbiamo capito che nell' era del #metoo non si può più corteggiare una donna senza rischiare di essere accusati di molestie, ma adesso bisogna stare anche attenti a come si parla, e tanto più a cosa si scrive in una banale descrizione se si sta descrivendo una donna.

Come è successo alla giornalista Giovanna Vitale, la quale su Repubblica ha scritto che Maria Elena Boschi (nella foto) si è presentata alla Leopolda con degli «stivali a mezza coscia», precisando perfino che le stavano molto bene. E quindi? Che c' è di male?
maria elena boschi leopolda maria elena boschi leopolda
Tutto, e scoppia una polemica a sinistra sulle cosce della Boschi. Innescata dall' ex direttore di Europa Mario Lavia, che ha attaccato la giornalista chiedendo se era proprio necessario scrivere «a metà coscia», trovando l' espressione sessista. Ci sta, tanto tutto è sessista oggi. Figuriamoci se avesse scritto «scosciata».

Insomma, il nuovo puritanesimo femminista ha abolito pure le cosce. Tra l' altro, per la cronaca, gli stivali incriminati non erano neppure a metà coscia ma appena sotto il ginocchio, casomai la gonna era a metà coscia, ma poco cambia. In ogni caso la Vitale avrebbe dovuto dire che indossava stivali alti, senza nominare le cosce.
giovanni toti in tuta con berlusconi giovanni toti in tuta con berlusconi

Certo che di questo passo finiranno per abolire la femminilità stessa, perché se il parlare di cosce è sessista, tanto vale abolire le gonne, cosa le mostri a fare le gambe? A cosa serve? Tra l' altro da mettere subito all' indice film come Giovannona Coscialunga e canzoni sessiste che nel 1938 dicevano «saran belli gli occhi neri/ saran belli gli occhi blu/ ma le gambe, ma le gambe/ a me piacciono di più». No bello, ti devono piacere di più gli occhi, sennò sei sessista. Per farla breve le uniche cosce di cui sarà consentito conversare saranno quelle di pollo.

A questo punto da bandire qualsiasi complimento estetico: dire a una donna «hai un bellissimo décolleté» è sicuramente sessista, perché stai ponendo l' attenzione sulla scollatura, che c' è per lasciar vedere il seno, e se guardi il seno sei un sessista. Come d' altra parte definire un vestito «attillato» potrebbe essere sconveniente, che bisogno c' è di definirlo attillato? Stai forse intendendo che chi lo indossa voglia mostrare le forme, il corpo? Sessista!
matteo renzi come fonzie matteo renzi come fonzie

Meglio non nominare mai neppure se una indossa scarpe con tacco a spillo, è sessista, perché il tacco a spillo è sexy, per non correre rischi da oggi tutte in mocassini o scarpe da ginnastica, neppure scalze e smaltate di rosso, perché ci sono i feticisti dei piedi (non per altro anche la Boschi ha una pagina a lei dedicata su Wikifeet). Morale della favola: alle donne, per evitare il sessismo, non resta che vestirsi da uomini, e gli uomini eterosessuali è meglio diventino gay.
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