Tuesday, June 25, 2019

ANDAR PER BOSCHI

Anche il Pd ha fatto cose buone. Tra queste, la Boschi. Ma la Boschi non è buona coi giornalisti. Senza i quali, probabilmente, avrebbe già un busto al Gianicolo tra i padri della Patria, oltre al cognome nelle note a piè di pagina di tutti i manuali di diritto costituzionale. Solo una cattiva stampa, dovuta principalmente alla profonda invidia per la sua bellezza da Madonnona toscana, ha causato l'imprevista disfatta della riforma costituzionale che portava il suo nome al referendum del 4 dicembre 2016.

 Ma la Boschi ancora è oggetto d' indebite attenzioni e allora ecco che un'agenzia di stampa l' ha accusata falsamente di un progetto davvero ignobile: aprire un ristorante a Roma. Insomma, lavorare.

MARIA ELENA BOSCHI SELFIE SU INSTAGRAM MARIA ELENA BOSCHI SELFIE SU INSTAGRAM
Lei si è indignata e ha smentito con un certo astio, manco fosse stata accusata di aprire una banca popolare. In una domenica arroventata, esce dunque quest'agenzia con la sugosa indiscrezione: l'ex ministra delle Riforme costituzionali sta per aprire un ristorante nel centro di Roma, come un Denis Verdini qualsiasi. Dal bicameralismo differenziato al rombo in crosta di patate, dall'abolizione delle province alla riduzione di aceto balsamico.

Già si immaginano ambienti di una certa classe, con il privé per le nomine di magistrati, le cene del caro Matteo con gli sceicchi e le colazioni veloci di Lotti con business men di elevato standard reputazionale. Inoltre, sempre grazie all'esperienza dell' amico Denis, lo chef del Nazareno (grazie al quale oggi abbiamo il governo che abbiamo), ecco una perfetta schermatura delle sale e continue, periodiche, disinfestazioni dalle cimici.

MARIA ELENA BOSCHI E LUCA LOTTI MARIA ELENA BOSCHI E LUCA LOTTI
 
In modo da evitare di ripetere il record del famoso ristorante Assunta Madre, dove c'erano microspie anche nei cannolicchi. In cucina, già si era offerto chef Lotito, sempre al centro di ogni situazione e che poi fa anche le pulizie.

E invece non è vero niente, ma tu guarda queste fake news. Nel giro di pochi minuti, la mancata statista di Laterina affida la sua gelida rabbia a Twitter: «Una idiozia assoluta. Ma come le scrivono? Ma chi controlla? Ma dove è finita la professionalità nel giornalismo? Comunque parto per la mia settimana a Strasburgo, al Consiglio d' Europa. Buona domenica».

maria elena boschi maxim 

Ma fattela una risata! Mica t' avevano messo ai fornelli. E poi, anche un po' di sano e onesto lavoro mica sarebbe un disonore. Invece, no, bisogna anche farci pesare che tu passi le tue settimane a Strasburgo, «al Consiglio d' Europa», mentre noi sul ponte della Ghisolfa. E poi si potrebbe capire tanto sdegno se la compagna Maria Elena fosse la nuova Nilde Iotti. Invece, nelle stesse ore, Boschi schiaffa su Instagram un selfie senza trucco, in canotta, dopo una seduta di allenamento. Conquista alcuni fantastiliardi di like e di commenti più che galanti, oltre al commosso tributo di decine di testate online e di carta. Ah, che fior di professionisti questi giornalisti, quando si tratta di amplificare le sue doti fisiche.

 Francesco Bonazzi per “la Verità”

Thursday, June 20, 2019

ANALEMMA

La curva del Sole.
Il termine solstizio deriva dal latino sol, Sole, e -sistere, fermarsi: in queste giornate infatti la variazione di declinazione del Sole è minima, come si può notare nella foto in apertura - un analemma, cioè una curva geometrica a forma di "8" che descrive la posizione del Sole nel cielo nei diversi giorni dell'anno.

Thursday, June 13, 2019

CARLO, IL PRINCIPE DELLE BALENE – TRUMPONE FA UNA GAFFE SU TWITTER E CHIAMA CARLO D’INGHILTERRA “PRINCE OF WHALES” (BALENE) INVECE CHE “PRINCE OF WALES” (GALLES) – OVVIAMENTE IL PRESIDENTE AMERICANO SI È ACCORTO DELL’ERRORE E HA CANCELLATO IL CINGUETTIO. MA INTERNET, E I CREATORI DI MEME, NON DIMENTICANO… –

il principe carlo con donald trump il principe carlo con donald trump


Il principe del Galles diventa il principe delle Balene. Donald Trump incappa in un refuso e confeziona un tweet comico. Il presidente degli Stati Uniti si difende dopo la bufera scatenata dalle dichiarazioni rilasciate in un'intervista alla Abc: "Se qualcuno chiamasse dalla Norvegia e dicesse 'abbiamo informazioni sul suo avversario', credo che vorrei sentire", le parole di Trump relative ad eventuali informazioni provenienti dall'estero su un candidato democratico.
donald trump chiama carlo prince of whales il principe delle balene donald trump chiama carlo prince of whales il principe delle balene

Nel tweet, the Donald snocciola gli incontri ad alto livello avuti nelle ultime settimane: tra la regina Elisabetta e la premier britannica Theresa May, nella recente visita a Londra il presidente ha anche incontrato il principe Carlo. Invece di 'Wales' (Galles), però, Trump scrive 'Whales' (balene). Dopo la valanga di risposte, il tweet sparisce e ricompare in versione corretta.
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la morale

La morale. 
Chissà cos’è la morale! Dev’essere quella cosa che fa togliere le mutandine alle ballerine di Parigi e le fa andare in galera se fanno la stessa cosa su una spiaggia deserta della Sardegna.
La morale. Dev’essere ciò che fa condannare i politici da giudici incorruttibili che poi a loro volta si presentano alle elezioni. La morale...
Dev’essere quella cosa che non permette di parlare di sesso ai bambini, ma accetta che quelli meno abbienti lavorino nelle fabbriche dedicate a produzioni a basso costo. La morale.
Sul Times di anni fa sulla copertina c’era la faccia sorridente
del Generale William C. Westmoreland, comandante delle Forze USA in Vietnam, che era stato eletto uomo dell’anno. Che se ci pensi, l’uomo dell’anno per gli americani, ma non sarà stato certo amato dai vietnamiti!
I piloti dell’Enola Gay, per esempio, accolti con il tripudio di New York al loro ritorno negli Stati Uniti, loro che sganciando una bomba atomica hanno fatto terminare la guerra, ci pensi? Eppure nello stesso momento, qualsiasi giapponese li avrebbe volentieri impiccati. Perché puoi essere un eroe per qualcuno e un carnefice per qualche altro...
Il bene e il male sono due facce della stessa medaglia...
Succede così che nel momento in cui l’America possiede la bomba - l’unica arma totale che può far diventare gli Stati Uniti i padroni del mondo - un gruppo di scienziati decida di fuggire in Russia per portare là la tecnologia necessaria per riequilibrare le cose del mondo
Spie...
Traditori, visti da una parte, benefattori visti dall’altra. La stessa cosa succede ad un soldato che passa al nemico ed è un disertore del suo esercito, ma un collaborazionista visto dalla parte opposta..
Anche nella religione. Se abiuri sei un apostata, per gli altri un convertito...
Sembra che la morale sia un punto di vista
Quello che è morale ad una latitudine, non lo è ad un’altra...
Ti chiederai perchè sto citando Voltaire. E una ragione c'è.

Sunday, June 09, 2019

10 Giu

La parola del giorno è

Periglioso

[pe-ri-glió-so]
SIGN Pericoloso
da [periglio], che viene dal provenzale [perilh] ([péril] in francese), derivato del latino [perìculum].


È il fratello di 'pericoloso' che viene dalla Francia (per l'esattezza dalla bella Provenza, 'pericoloso' invece è un recupero dotto che viene diretto dal latino) e sono entrati in italiano nello stesso periodo, nella seconda metà del Duecento. Ma adesso 'pericoloso' è un termine fondamentale che usiamo continuamente, 'periglioso' no. Lo usiamo con molto più criterio.
A differenza del generalissimo pericoloso, pare che il periglioso sia più riferito a cose e situazioni che a persone e animali: si dice più volentieri periglioso un viaggio piuttosto che un uomo, un pensiero piuttosto che un leone. Ma soprattutto il periglioso riesce a dichiarare il pericolo come più ponderato, essendo esso stesso un termine più ricercato:



Invaghire

[in-va-ghì-re (io in-va-ghì-sco)]
SIGN Far nascere in qualcuno un sentimento d'amore, attrarre
composto parasintetico di [vago], dal latino [vagus], con prefisso [in-] 'dentro'.
Anche nell'invaghire e nell'invaghirsi troviamo il 'vago' nel suo significato più raro e aggraziato: i profili dell'errante, dell'instabile e dell'incerto con cui di solito lo conosciamo qui sconfinano nel desideroso — quasi a disegnare una ricerca costante nella sua volubilità, un movimento libero e indeciso verso qualcosa. Si può essere vaghi di rinnovamento, vaghi di sentimenti appassionati, vaghi di qualcosa da sgranocchiare. 


Sbilenco

[sbi-lèn-co]
SIGN Pendente da una parte, storto; di persona dalla figura non regolare
probabilmente da un precedente [bilenco], che probabilmente è dal francese antico [bellinc], derivato dall'ipotetica voce francone [link] 'sinistro'; secondo alcuni da un'analoga voce longobarda.
Se leggiamo che 'sbilenco' significa 'pendente da una parte', è inevitabile che ci venga in mente lo sbilanciato — troppo simile nella forma e nel significato. È un'associazione da considerare con attenzione, perché rischia di essere fuorviante ma forse custodisce la chiave dello sbilenco stesso.
Lo sbilenco ci parla di qualcosa di ampio, e questo è evidente nell'etimologia: l'ipotesi più accreditata sulla sua origine lo vuole derivato da un 'sinistro' germanico, anche se qualcuno ha avanzato una parentela col balengo, che probabilmente porta al balordo. Non pende da una parte per difetto di equilibrio, ma per una conformazione irregolare e vagamente inquietante che può arrivare allo strampalato e al grottesco: insomma, una bilancia a due bracci che pesa un sasso e una piuma non è sbilenca, non è sbilenca la posizione ardita del ballerino. Invece è sbilenca la torta a tre piani



Indigeno

[in-dì-ge-no]
SIGN Che è nato nel luogo in cui vive; proprio di un luogo; non importato
voce dotta recuperata dal latino [indigenus], variante tarda di [indigena], derivato dal tema di [gìgnere] 'generare', col prefisso [indu-], variante arcaica di [in-] 'dentro'.
È molto facile ed essenzialmente corretto affermare che 'indigeno' ha una sfumatura spregiativa per via dell'ottica coloniale in cui è cresciuto: col metro dell'esploratore europeo dei tempi d'oro, praticamente qualunque comunità di antica prosapia che abitasse un luogo del mondo appena scoperto era una comunità di selvaggi. Se ci aggiungiamo l'assonanza con le Indie e gli Indiani, e il massiccio immaginario che ci è stato costruito sopra, il destino dell'indigeno è scritto. Ci può essere da notare, però, qualcosa di più sottile. 






Thursday, June 06, 2019

PESCE MORTO

FERMI TUTTI: PAMELA PRATI AVEVA INVENTATO ANCHE IL PADRE! ''ERA UN BALLERINO DI FLAMENCO SPAGNOLO''. MADDECHÉ: ERA UN LATIN LOVER DI OZIERI DETTO ''PESCE MORTO''
2. ''CHI'' È ANDATO NEL SUO PAESE D'ORIGINE IN SARDEGNA, DOVE TUTTI CONOSCONO LA SOUBRETTE E LE SUE BELLE SORELLE. MA OCCHIO, ''PESCE MORTO'' È UN'ANTIFRASI: ERA IL ROCCO SIFFREDI DEL PAESE. 

 

SGARBI DALLA MATTINA ALLA SERA

(non vi siete rotti i coglioni di assistere alle temerate dei questo fuori di testa?)

 

“SGARBI? MI HA DATO DELLA PUTTANA PERCHÉ NON SCOPA, NON FA PIÙ NIENTE, E IO LO SO BENE PERCHÉ L’HO VISTO” - LA VENDETTA DI MARYSTHELL POLANCO: “HA PROBLEMI SESSUALI, COME UN ADOLESCENTE.
HA SEMPRE CHIESTO FAVORI A BERLUSCONI, IL CAVALIERE METTEVA IL TELEFONO IN VIVA VOCE E IO ASCOLTAVO TUTTO…IO PER ADESSO NON HO CONDANNE, SGARBI INVECE QUANTE CONDANNE HA AVUTO? MEGLIO ESSERE PUTTANE PENTITE CHE ESSERE IPOCRITI COME LUI CHE È VIVO GRAZIE AI FAVORI CHE GLI HA FATTO BERLUSCONI”

 

Wednesday, June 05, 2019

6 giu

La parola del giorno è

Trangugiare

[tran-gu-già-re (io tran-gù-gio)]
SIGN Inghiottire in fretta, avidamente; inghiottire con difficoltà, a forza; reprimere, soffocare
probabilmente derivato dal lucchese [gogio], adattamento del settentrionale [gos] 'gozzo', che a sua volta viene dal gallico [geusiae] 'fauci', con prefisso [tra-] 'attraverso'.
L'unica porzione trasparente del trangugiare è il prefisso, un 'tra-' che inizia a parlarci di un 'attraverso' che entra in bocca: ma se la testa della parola si riconosce ancora, il resto è già masticato e scomparso nella gola. Quella 'n' non è facile intendere da dove salti fuori (secondo alcuni è presa per analogia da altri termini), ma è una nasale che arricchisce la sensazione di una bocca ingombra; che poi la porzione du quel 'gugi' sia un'alterazione di un'alterazione di un'alterazione che dalla lingua dei galli arriva al lucchese e all'italiano, o che abbia una parentela diretta con la 'gola' di 'ingoiare' e 'ingollare', le due 'g' di seguito, dura e dolce, evocano l' ingolfamento di una deglutizione sussultante e impegnativa. 


Frumento

[fru-mén-to]
SIGN Grano
voce dotta recuperata dal latino [frumentum] 'grano', derivato dal verbo [frui] 'godere, fruire di'.
In parole come questa la nostra lingua conserva un discernimento antico e fondamentale: è buffo che il termine 'frumento' ci paia soltato un nome più ricercato per indicare il grano.
Ora, proprio 'grano' era il termine popolarmente più in uso in Italia durante il medioevo (non lo è ancora oggi?), a partire dal granum latino. E granum è un termine eccezionalmente interessante, perché scaturisce da una radice antica che ritroviamo in quasi tutte le lingue d'Europa: una radice che significa non altro, giusto 'grano', una radice originale. 'Frumento' invece arriva per via dotta alle primissime battute dell'italiano, appena nel Duecento (secondo alcuni con un'influenza del francese). E per quanto il significato sia il medesimo di 'grano', mostra una differenza essenziale: il nome del frumento lo descrive in maniera squisitamente indiretta. Letteralmente, il frumento sarebbe ciò di cui si fruisce, ciò di cui si gode.



Glorioso

[glo-rió-so]
SIGN Che ha o dà gloria, degno di venerazione
voce dotta recuperata dal latino [gloriosus], derivato di [gloria].
Sic transit gloria mundi: così passa la gloria del mondo. Quante volte l’abbiamo sentita e letta, questa frase latina, magari come epigrafe su una tomba, a ricordarci il carattere effimero di ogni grandezza umana. Un tempo, il cerimoniere la ripeteva tre volte al neoeletto papa, mentre – per rendere più icastico il concetto – gli bruciava davanti un batuffolo di stoppa. Ma davvero la gloria è sempre e solo passeggera?
Indubbiamente, a livello semantico la parola gloria ha sempre recato lo stigma della labilità. Di etimo incerto, in latino essa significava tanto gloria, fama, quanto "vanagloria", e l’aggettivo gloriosus indicava volentieri il vanaglorioso piuttosto che il glorioso: il Miles gloriosus, opera del celebre commediografo latino Plauto (III-II sec. a.C.), ha infatti per protagonista un soldato spaccone, sempre intento a millantare mirabolanti imprese militari e amorose. Inoltre il famoso, etimologicamente, altro non è che “ciò di cui si parla”, e la gente, com’è noto, si annoia e cambia argomento molto in fretta. D’altro canto, però, in ambito religioso la gloria è tutt’altro che transeunte: quando si parla della gloria di Dio o dei santi, non s’intende certo la loro fama tra i mortali, bensì la loro magnificenza, splendore, beatitudine eterna. 

l'Oscar alla Wertmuller è come il Nobel a Dylan: premiano le ceneri invee che avere avuto il coraggio di premiare la fiamma. L'Oscar a questa insigne regista le andava dato nel '77 quando presentò Pasqualino settebellezze con 4 nomination e poi se la fecero tutti sotto...

Sunday, June 02, 2019

2 giugno

La parola del giorno è

Lemme

[lèm-me]
SIGN Nella locuzione 'lemme lemme', adagio, con flemma.
forse dal latino [solèmnis] 'solenne'.
È all'inizio del Seicento che il lemme, anzi il lemme lemme fa la sua comparsa sulla scena dell'italiano, nell'amena opera di Girolamo Leopardi Capitoli e canzoni piacevoli (in particolare, nella descrizione di un idillio da taverna). Il lemme lemme ha un passo lento, procede adagio adagio; non per pigrizia o svogliatezza, non per impedimento o sfiancamento. È determinato da una serenità che esilia la fretta, da una mente tranquilla: l'assenza di frenesia nello spirito si ripercuote nella flemma degli atti.
Se ci domandiamo da dove vien fuori questa espressione, la risposta che gli studiosi danno è una, per quanto scricchiolante: è probabilmente un derivato del latino solemnis (cioè 'solenne'), che ha subito un'aferesi della prima sillaba (si sarebbe potuto dire 'solenne solenne'), e che comunque è stato adattato col metro dell'onomatopea — mutando la durezza febbrile di una 'n' dentale nella calma morbidezza di una 'm' labiale. Il carattere descritto dal lemme lemme avrebbe quindi la maestosa tranquillità dell'atto solenne, del gesto rituale, colto non nella sua carica pesante di potere esoterico, ma nella sua olimpica distensione, nel suo prendersi il tempo che ci vuole secondo metri suoi. La tranquillità del lemme lemme è smaliziata, disinvolta — una declinazione sorridente della serietà del solenne. 



Putativo

[pu-ta-tì-vo]
SIGN Che è creduto tale pur senza esserlo, apparente; in diritto, di situazione giuridica che non sussiste ma è creduta sussistente dall'interessato
voce dotta recuperata dal latino tardo [putativus] 'apparente, supposto', da [putatus], participio passato di [putare] 'credere'.
Il putare latino risuona in una quantità di parole italiane molto diverse fra loro: dall'imputato alla disputa, dalla reputazione alla computazione al deputato. Pur se in sfaccettutature delle più diverse, ci parla sempre di una valutazione, di un conto, di una considerazione — infatti il putare non è un verbo dallo smisurato bacino di significati: sono fertili ma piuttosto circoscritti, ed è in base al prefisso che cambiano volto. Qui però, col putativo, siamo davanti a un derivato diretto e scevro da prefissi, che ci rende il putare in purezza (l'unico altro caso rilevante è il putacaso ). 



Rada

[rà-da]
SIGN Insenatura naturale o artificiale, adatta al riparo delle navi; rifugio
attraverso il francese [rade], dall'inglese antico [rade].La rada è un'insenatura, naturale o artificiale, martittima o lacustre, che volentieri in fondo ha un porto, e in cui le imbarcazioni possono trovare riparo da onde e correnti. Lo possiamo prendere con la precisione concreta del termine tecnico, ma è suggestiva, e invita usi figurati. Così certo, nella rada cristallina si vedono barche come sospese che proiettano ombre sul fondale, e la rada si affolla di barche che attendono il tempo si plachi; ma si può anche parlare di come nel frangente difficile ripariamo nella rada di un gruppo di amici, di come ci si riposi serenamente nella rada della pensione, o dell'amico che temporeggia in rada finché può evitare di sbilanciarsi.



Repentaglio

[re-pen-tà-glio]
SIGN Grande rischio o pericolo
probabilmente dal francese antico [repentaille], derivato di [repentir] 'pentirsi'.
A volte si può notare, con sopracciglio alzato e sorriso olimpico, che la pigrizia insacca certe parole in espressioni cristallizzate da cui poi non riescono più a uscire. Si sa, oggigiorno, la decadenza. Ebbene, in realtà è un fenomeno che conoscevano benissimo anche i nostri antichi nonni: 'mettere a repentaglio' è una locuzione attestata nel Trecento, mentre per avere un'attestazione di 'repentaglio' fuori da espressioni del genere (in un dizionario, peraltro) si deve aspettare l'Ottocento. Insomma, ci sono voluti quattro-cinquecento anni per un tentativo di animare o riconoscere animata una parola che in italiano è nata fossile. Tentativo non riuscitissimo, visto che tuttora trovare 'repentaglio' da sé è più raro che trovare parcheggio quando c'è la partita.




Altrove

[al-tró-ve]
SIGN In un altro luogo
dal latino [aliter ubi] propriamente 'diversamente dove'.
Se 'ove' ci suona davvero ricercato, di un tono poetico o aulico che sconfina spesso nell'affettazione, 'altrove' ci suona invece come una parola delle più consuete e amichevoli. Eppure, anche se è usata universalmente in maniera disinvolta, ha le sue cifre sottili.
Innanzitutto è una parola senza parole sinonime — almeno attualmente: in antico è esistito un 'altronde' che oggi troviamo nel d'altronde come si trova la conchiglia sulle Dolomiti. È quindi una freccia unica al nostro arco (pure se si può sostituire con qualche perifrasi), sia che si stia chiacchierando del negozio che si è trasferito, sia che si discuta delle fonti in cui si può reperire un'informazione per pochi. E non solo questa comunanza di contesti si adegua a un tono di grande eleganza (pensiamoci bene: è letteralmente 'un altro ove'), ma manifesta sempre una nota positiva — peraltro in una maniera che con la nostra sensibilità attuale è particolarmente simpatica.