Sunday, September 27, 2020

CIAO, BISCHERO, CAFONE

 

VI SIETE MAI CHIESTI DA DOVE ARRIVA LA PAROLA “CIAO”? VENTI VOCABOLI DI USO QUOTIDIANO CHE CELANO RACCONTI INASPETTATI E MOLTO INTRIGANTI: ASSASSINO DERIVA DALL'ARABO “HASCISCIN” E INDICAVA UN GRUPPO CHE FACEVA USO DI UNA BEVANDA INEBRIANTE DERIVATA DALL’HASHISH - ROBOT NON È UNA PAROLA INGLESE E RUBINETTO PROVIENE DAL FRANCESE “ROBINET”, OSSIA “PICCOLO MONTONE” PERCHÉ IN FRANCIA…

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Camilla Senagiotto per "www.corriere.it"

 

Cafone

fune fune

Cafone significa maleducato e secondo alcuni deriverebbe da due termini della lingua greca: kakòs, che vuol dire «cattivo», e phoné, che significa «suono», ossia «cattivo parlatore». Ma esiste un’altra teoria più avvincente sull’etimologia di cafone. A Napoli, nel Medioevo, i venditori ambulanti di latte passavano tra le stradine del centro di prima mattina assieme alla mucca da mungere al momento. Quando vedevano potenziali clienti affacciarsi alle finestre, strillavano a pieni polmoni «a fune!» per farsi calare una corda con attaccato un secchio da riempire di latte. Il nome «lattiere» venne quindi ben presto sostituito con l’espressione che i venditori gridavano a squarciagola: a fune, che in breve si trasformò in cafune e infine variò in cafone. Con il tempo, la parola è diventata sinonimo di una persona sgarbata.

imbiancato imbiancato

 

Candidato

Candidato deriva dal latino candidatum, che significa «imbiancato». Nell'antica Roma, in periodo elettorale, l’aspirante a cariche pubbliche per farsi notare girava per il Foro avvolto in una toga bianca resa brillante da una sostanza gassosa. Spesso si pitturava addirittura la faccia di bianco pur di non passare inosservato.

 

Mancia

datteri datteri

Mancia deriva dal francese antico «manche», che significa manica. Durante i tornei, le donne si staccavano le maniche dal vestito per donarle al cavaliere vincitore. Da qui deriva il significato odierno di mancia lasciata a chi svolge bene il suo lavoro.

Tamarro

Tamarro deriva dall'arabo tamr che significa dattero. «Tammar» indicava il mercante di datteri, tipologia di venditore che era solita vestirsi in maniera molto appariscente e pacchiana.

 

registro nascite registro nascite

Mignotta

La parolaccia mignotta affonda le sue radici nel Medioevo, quando era tristemente celebre la ruota dei conventi in cui abbandonare i neonati. Appena la campanella collegata alla ruota suonava e una suora recuperava lo sfortunato bambino, questo veniva battezzato con un nome inventato. Quel nome veniva inserito nel registro del convento con la dicitura «Madre Ignota». Con il passare del tempo, le suore incominciarono a siglare la M. di Madre, scrivendo quindi «M. Ignota». Da quella sigla alla parolaccia che indica una donna di facili costumi il passo fu breve.

 

charles cunningham boycott charles cunningham boycott

Boicottare

Boicottare significa «impedire l’attività altrui». Deriva dal nome del capitano Charles Cunningham Boycott, amministratore del feudo irlandese di Lord Erne. Avendo aumentato il canone ai contadini, costoro per protesta smisero di consegnargli cibo, legna eccetera, isolandolo a tal punto che alla fine Boycott dovette lasciare l’Irlanda.

 

Can can

baccano baccano

Can can inteso come «baccano» ha una bella storia alle spalle. A metà dell’Ottocento alcuni linguisti francesi si riunirono al Procope, un ristorante di Parigi, per stabilire se quamquam (“«ebbene» in latino) andasse pronunciato «quam quam» o «kam kam». Ne seguì una cagnara alla quale parteciparono anche gli altri clienti del ristorante, incominciando a gridare chi «quam quam», chi «kam kam». Da qui nacque can can inteso come baccano. Il tipico ballo francese del Moulin Rouge, nonostante ne condivida il nome, ha un’origine diversa: deriva da «canard», cioè anatra, perché i movimenti del fondoschiena delle ballerine ricorderebbero quelli del palmipede.

hamburger hamburger

 

Hamburger

Hamburger in origine si chiamava Amburger senza l’acca iniziale in quanto specialità tipica della città di Amburgo. Poi fu erroneamente aggiunta l’acca all'inizio, tramutando la parola in «hamburger». L’ham venne interpretato come prosciutto (in inglese ham, appunto) e burger quale suffisso indicante panino. Tale suffisso venne poi lessicalizzato (ossia trasposto dalla sintassi al lessico) e utilizzato in erronee formazioni quali Cheeseburger, Fishburger e via dicendo.

i bischeri e la casa i bischeri e la casa

 

Bischero

Bischero nel dialetto toscano indica una persona scema e babbea. Nella Firenze del Trecento viveva la famiglia Bischeri, proprietaria di una casa nel quartiere dove si sarebbe dovuto edificare Palazzo Vecchio. Il quartiere andava raso al suolo ma i Bischeri furono l’unica famiglia a non accettare l’indennizzo per abbandonare la casa. Quando la loro rimase l’unica abitazione del quartiere, il comune decise di espropriarla così i Bischeri si ritrovarono senza casa e senza indennizzo. Da allora chi si comporta da scemo viene definito “bischero”.

ok ok

 

Okay

La locuzione «okay», scritta più frequentemente con le sigle OK e O.K., indica positività e sostituisce l’espressione «va bene». Pare derivi dall’abbreviazione OK che durante la Guerra di secessione americana veniva utilizzata nei bollettini dal fronte per indicare «zero killed», ossia «nessun soldato ucciso».

 

Assassino

La parola assassino deriva dall'arabo «hasciscin» e indicava una popolazione che faceva uso di una bevanda inebriante derivata dall’hashish (le foglie della canapa indiana) che rendeva particolarmente temerari nonché sanguinari. Dopo le Crociate, la parola venne utilizzata per indicare coloro che assaltavano i viandanti per depredarli o ucciderli.

bus bus

 

Bus

Il primo mezzo di trasporto pubblico fu inaugurato a Londra. Questa carrozza, a differenza delle precedenti, non era più solo privilegio di nobili e ricchi ma era per tutti. Da qui il suo nome Omnibus, ossia «per tutti» in latino. In seguito la desinenza bus fu erroneamente interpretata come il suffisso indicante i mezzi di trasporto e venne lessicalizzato (ossia trasposto dalla sintassi al lessico). Bus diede poi origine a formazioni sbagliate (ma ormai universali) come autobus, filobus e scuolabus.

 

Robot

robot robot

Non molti lo sanno però robot non è una parola inglese. In realtà è una parola che deriva da una delle lingue più complicate d’Europa: la lingua ceca. In Ceco «robota» significa lavoro forzato e a sua volta è un termine che deriva dall’antica parola slava «rabota» (servitù). Il termine robot fu utilizzato per la prima volta nell’opera di teatro R.U.R. dallo scrittore cecoslovacco di fantascienza Karel Capek.

 

Croissant

La parola francese croissant che indica il cornetto dolce che ha la forma della mezzaluna si riferisce proprio alla Luna crescente, dal verbo francese croître che significa crescere. Quel nome e quella forma alludevano alla mezzaluna turca poiché i primi croissant furono prodotti a Vienna nel 1689 proprio per celebrare la vittoria sui Turchi.

rubinetto rubinetto

 

Rubinetto

Rubinetto deriva dal francese «robinet», ossia «piccolo montone» («Robin» era un nome comunemente dato alle pecore), perché in Francia la chiavetta di apertura dell’acqua un tempo era ornata proprio con una testa di montone .

 

Ciao

Ciao deriva dal dialetto veneto. I veneziani, incontrando qualcuno, erano soliti dire: «Schiavo suo». Questa espressione andò contraendosi e modificandosi: prima perse il «suo» e rimase solo «schiavo», dopodiché caddero la esse, l’acca e la vi di schiavo - (s) c (h) ia (v) o- e rimase solamente «ciao». Oggi è la più diffusa forma di saluto utilizzata in Italia.

ciao ciao

 

Pomata

In origine la pomada o pommade era un intruglio cosmetico al quale ricorreva la vanitosa Regina Elisabetta I d’Inghilterra composto da sugna, acqua di rose e purea di mele. Il suo nome deriva da quest’ultimo ingrediente: la mela (pomo in italiano, pomme in francese e pomum in latino, inteso come frutto in generale), componente di base. Dato che la pomada si spalmava, il termine finì per significare nella forma «pomata» una qualsiasi preparazione di consistenza molle.

 

pomata pomata

Maratona

Il termine maratona indica una gara podistica su un percorso di km 42,192. Il nome risale alla vittoria dell'ateniese Milziade (490 a. C.) che sconfisse l’esercito persiano nella piana di Maratona. Dopo la battaglia, il guerriero Fidippide percorse l'intera distanza tra Maratona e Atene di corsa per portare agli ateniesi la notizia della vittoria. Morì subito dopo aver dato l'annuncio.

 

Estroso

Estroso letteralmente significa «punto dai tafani» perché oistros in greco è il tafano. L’estroso è colui che, come punto dai tafani, mostra irrequietezza e furore, due caratteristiche principali dell'inventiva di chi è creativo.

maratona maratona

 

Liberty

La parola liberty indica uno stile di architettura, arredamento e moda, sinonimo di Art Nouveau. Deve il suo nome al signor Arthur Liberty, titolare di un negozio di Londra che vendeva (e vende ancora nell’omonimo gran magazzino di Regent Street, a Londra) tessuti orientali e orientaleggianti ricchi di ghirigori, curve e spirali, quelle che oggi definiremmo per l’appunto le tipiche decorazioni liberty. Fu proprio Mister Liberty a propagandare tale stile che così prese il suo nome.

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Thursday, September 10, 2020

COVID & BUROCRATESE

 

Le graduatorie «caducate»

«Mamma, mi è caducata la graduatoria!». Ci siamo: dopo mesi e mesi di comunicazioni scritte in burocratese sempre più spinto, è arrivato il colpo di grazia da cui la lingua italiana, già martoriata senza pietà dagli esperti anti Covid, potrebbe non più riprendersi. E’ contenuto in una circolare ministeriale che vuole mettere un punto fermo alle polemiche sulle nuove graduatorie provinciali per le supplenze segnate da errori marchiani. «Piccole criticità che stiamo correggendo», ha minimizzato la ministra Azzolina subito dopo che le prime denunce erano diventate di pubblico dominio. E comunque, scordatevi di poter tornare indietro. La nota ministeriale di cui sopra spazza via ogni dubbio: le vecchie graduatorie di istituto sono decadute, anzi: «caducate e inattingibili». 

 

Vietato cantare, anzi: «aerosolizzare»

Ormai lo abbiamo capito tutti che la via principale di trasmissione del virus sono le goccioline di saliva che emettiamo quando parliamo. Più si alza la voce più c’è il rischio di contagiare gli altri. In un’intervista al Corriere, Kyriakoula Petropulacos, componente del Cts e direttore della Sanità in Emilia-Romagna, si è spinta fino a sconsigliare di far cantare i bimbi in classe, con relativo strascico di polemiche. I suoi colleghi del Comitato tecnico scientifico, qualche giorno prima, avevano fatto anche di meglio. Nella loro ultima nota con cui hanno decretato che i bambini possono tenere la mascherina giù finché sono seduti al banco, hanno posto però due condizioni: il rispetto del metro di distanziamento e l’assenza di «situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. il canto)». Che tradotto in italiano vuol dire pretendere di far cantare dei bambini con la mascherina davanti alla bocca. Tanto valeva vietarlo, il canto, ops: l’aerosolizzazione.

 
 
 

Metro «statico» e «dinamico»

Lo stesso Cts aveva già infilato un paio di perle assolute nella nota esplicativa di luglio sulle indicazioni per il rientro in classe. Com’è da intendersi il metro di distanziamento prescritto fra gli alunni?, chiedeva il ministero dell’Istruzione. Risposta degli esperti del ministero della Salute: come metro «statico», ovvero come la distanza minima fra un alunno seduto al banco e il suo compagno in analoga posizione. Quando sono in movimento, invece, in assenza del metro «dinamico» di distanziamento, gli alunni possono indossare la mascherina.

 
 

Le «rime buccali»

Ma siccome temevano di non essersi spiegati bene, hanno precisato ulteriormente che il metro in questione andava inteso come la distanza fra le «rime buccali», dal latino rima oris che sta a indicare la parte della bocca che comunica con il mondo esterno ovvero «l’apertura delimitata dalle labbra (labia oris) a forma di fessura trasversale tra le due guance (buccae)» (Treccani). Tradotto in italiano, un metro da bocca a bocca.

 

 

Avere la febbre a propria insaputa

Ad agosto, a scatenare l’ilarità generale (ci ha fatto un tweet pure Luca Bizzarri) era stata una risposta del ministero pubblicata sulla pagina online dedicata al rientro. Un inciampo logico, più che lessicale. Cosa dice la frase incriminata (oggi non più leggibile perché il sito è in continuo aggiornamento)? «Uno studente che ha la febbre e non sa di averla non deve salire sull’autobus». Detta così, è surreale: è chiaro infatti che lo studente ignaro di avere la febbre sull’autobus ci sale eccome e lo fa in perfetta buona fede proprio perché non sa di averla. In realtà, anche se la formulazione è a dir poco bizzarra, la frase ha un senso se letta come risposta alla domanda: perché il ministero ha scelto di non far misurare la febbre a scuola ma a casa? Risposta: per evitare che qualcuno salga sull’autobus senza sapere di avere la febbre. 

 

Scotomizzato a chi?

Tra le espressioni del Covid ha un ruolo di primo piano il verbo «scotomizzare», usato in conferenza stampa la scorsa primavera dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità nel senso di eludere. «Non voglio scotomizzare la domanda», ha risposto ad un giornalista, gettando l’intera categoria e anche tutti i telespettatori collegati in diretta a bocca aperta a domandarsi che cosa volesse dire. L’etimo è greco e significa oscuramento: scotomizzazione nella letteratura medica indica per estensione l’atteggiamento psicologico di occultare dalla propria coscienza o dalla memoria un ricordo spiacevole. La scotomizzazione è diventata virale (con tanto di caricatura di Crozza) e la simpatia verso il professor Locatelli cresciuta a dismisura sul web e anche fuori. Va però detto che il sostantivo non è poi diventato la parola dell’estate: resta una parola complicata.

La caricatura di Locatelli fatta da Crozza La caricatura di Locatelli fatta da Crozza

La sieroprevalenza

Altro sostantivo di incerta definizione per i più, diventato però di uso comune durante i mesi del Covid, quando abbiamo scoperto che era consigliabile – finita la parte acuta della pandemia – un’indagine di sieroprevalenza. In realtà indica il numero di persone di un determinato gruppo che sono entrare in contatto con un virus (in questo caso il Covid-19) in un determinato tempo. Non a caso l’indagine si svolge con i test cosiddetti sierologici.

 

 

Friday, September 04, 2020

YAKAMOZ

La redazione della rivista tedesca Kulturaustausch (“Scambio di culture”) ha organizzato una gara tra parole provenienti da tutto il mondo.
 L’espressione più bella è risultata la turca “yakamoz”, il cui significato in italiano è traducibile con almeno sei parole: vuol dire “il riflesso della luna sull’acqua”.