Thursday, February 28, 2019

CùPIDO


La parola del giorno è

Cupido

[cù-pi-do]
SIGN Avido, bramoso
voce dotta recuperata dal latino [cùpidus], derivato di [cùpere] 'bramare'.
«Quell'avido, cupido, pavido, stupido...». Non è una parola desueta, ma ha quella leggera ricercatezza che si fa notare - anche perché porta un significato pesante.
Si assesta in italiano nel XIII secolo (la prima attestazione di rilievo della forma 'cupido' pare sia nelle righe del poeta e religioso Guittone d'Arezzo), e riesce a descrivere in maniera ampia chi o ciò che arde di desiderio, un desiderio sfrenato e volentieri riprovevole - anche se, curioso, ai suoi albori poteva anche essere la virtù positiva di un desiderio indomabile.
Certo è una qualità più versatile rispetto all'avidità e alla lussuria, alle quali si sovrappone facilmente senza poter essere ridotta solo all'una o all'altra; inoltre non sembra febbrile come lo smanioso, il bramoso. L'intensità del suo volere è incandescente, può arrivare fino alla violenza, ma forse il cupido è meno scervellato dei suoi compari sinonimi, e ha un ventaglio di godimento un po' più aperto. Il dirigente cupido di ricchezze riesce a distrarre dei fondi per sé, il conoscente cupido di dominio tenta di esercitarlo mettendo gli altri in scacco, lancio sguardi cupidi al buffet cercando di cogliere il momento meno sconveniente per lanciarmici, e uno scambio di occhiate cupide fra due persone rivela un'intesa che non avevamo notato.
Già, peraltro parlando del cùpido si tira in ballo anche Cupìdo, divinità romana dell'amore, specie erotico (quasi omologo dell'Eros greco): divinità non tanto adorata in riti religiosi, quanto piuttosto evocata nelle arti, figurative e no. Non si sacrifica a Cupido, ma si raffigura, se ne scrive. Figlio di Venere, fanciullo alato armato di frecce che innamorano chi ne viene colpito, trae il suo nome proprio dal termine latino Cupìdo, 'bramosia'. È rimasto un personaggio davvero pop, tanto da diventare il mezzano d'amore, e il bimbo grasso e riccioluto. E magari proprio il suo riferimento, così pronto e diffuso, può rende più accessibile il cùpido, che è una risorsa davvero potente.
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Parentado

[pa-ren-tà-do]
SIGN Rapporto di parentela; insieme dei parenti
secondo alcuni dal latino tardo [parentatum], in origine 'cerimonia funebre in onore di parenti defunti', secondo altri attraverso l'ipotetica forma del latino volgare [parentatus], ma sicuramente derivato da [parens] 'parente', dalla stessa radice di [pàrere] 'generare'.
Per quanto ci possa sembrare che in questa parola suoni un po' di spagnolo, è italianissima. Secondo alcuni è il risultato di un passaggio dal latino volgare, attraverso la forma parentatus non attestata; Secondo altri, e con un interessante mutamento di significato, scaturisce dal parentatum, la cerimonia funebre in onore dei parenti defunti. Ad ogni modo si tratta di un recupero dotto: 'parentado' si trova attestato in italiano nei primi decenni del Duecento, negli scritti del grammatico, retore e latinista bolognese Guido Faba.
Dapprima descrive in genere il rapporto di parentela: posso dire che sono sempre cortese con Tizio solo perché siamo legati per parentado, posso parlare di un'eredità inattesa che arriva da un lontano parentado. In questi casi è semplicemente quella che oggi, più comunemente, chiamiamo parentela. Un secolo più tardi, però, si è affermata la forma 'parentado' (sul precedente 'parentatu') per significare l'insieme dei parenti - e qui arriviamo al nocciolo più importante, che nasconde una finezza superiore a quel che si sospetterebbe.
Il parentado non è la famiglia. La famiglia, per quanto allargata, è un gruppo preciso, ha un'identità precisa: si appartiene a una data famiglia. Il parentado cambia da persona a persona: non è l'insieme dei parenti nel cui organigramma sei incluso, è l'insieme dei parenti che converge su di te, in una formazione irripetibile. Non cognomi aviti, non casati, non genealogie esauriscono il parentado, che invece è capace di estendersi orizzontalmente fra agnati e cognati, che abbraccia gli affini e i consanguinei per costituire non un lignaggio, ma la singolare corte dei miracoli di parenti che ci portiamo appresso. Nel parentado i patriarchi e i capostipiti siedono col bicchiere di carta, da pari, accanto ai figlioletti della cugina della cognata.
Per quanto in antropologia il concetto di parentado abbia una dignità scientifica, per noi è spesso scherzoso. Lo è stato fin dal principio: visto che il parentado era parentela e che il matrimonio fa la parentela, era diventato sia il matrimonio sia l'atto sessuale (anche Boccaccio lo usa in questo modo ambivalente). Noi ci accontentiamo di parlare di parentado soprattutto quando è numeroso, invadente, di difficile gestione. Di domenica la strada viene invasa dalle auto del parentado del vicino, all'anniversario dei prozii c'era tutto il parentado, il nuovo fidanzato viene accolto dal parentado vedendo un po' quanto vino riesce a bere.
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Wednesday, February 27, 2019

bentornati

BENTORNATI NEGLI ANNI ’50 – BUFERA PER UN ESERCIZIO DI UN LIBRO DELLE SCUOLE ELEMENTARI IN CUI SI CHIEDEVA AI BAMBINI DI INDICARE QUALI VERBI FOSSERO APPROPRIATI AL SOGGETTO: MENTRE IL PAPÀ "LEGGE" E "LAVORA", LE UNICHE ATTIVITÀ DELLA MAMMA SONO "STIRA" E "CUCINA"

 




Il sole sorge, l’acqua scorre e lo scoiattolo rosicchia. E la mamma? La mamma non tramonta ma cucina e stira mentre il papà mica gracida, non è una rana: il papà lavora. E legge. Esercizio completato: ora sappiamo qualcosa di più sull’uso dei verbi nella grammatica italiana.

La prova è per i bambini della seconda elementare e compare a pagina 118 del libro scolastico “Nuvola - Libro dei Percorsi”, un corso di letture per la scuola primaria basato sulla “didattica dei percorsi. Inclusivo, formativo, coinvolgente, multimediale, operativo”.

cucinare 
Nello spiegare l’esercizio, il libro invita il bambino a cancellare il verbo che non è adatto: e quindi il sole che illumina e sorge, non gela — quindi si cancella gela -.Il cavallo corre e nitrisce e non canta. L’acqua scorre e lava e non dorme. Quando si arriva ai genitori si scopre che i verbi adatti alla mamma sono cucina e stira (perché la riga da tirare è su “tramonta”), mentre il papà lavora e legge (e non gracida ovviamente).

elisa isoardi stira 
Questa visione della mamma a casa che svolge le faccende domestiche mentre il papà lavora e porta a casa lo stipendio e quando è di riposo legge ha scatenato una valanga di polemiche: la foto dell’esercizio è stata pubblicata su Facebook da una mamma che ha una bambina che usa il libro “Nuvola”.

L’immagine è stat a poi condivisa dalla professoressa universitaria di Diritto internazionale e della Ue alla Statale di Milano Stefania Bariatti: «Da non credere. Libro di seconda elementare», scrive la docente. I commenti sui social sono tanti e molto critici: «Ritorno al medioevo», «Surreale», «Libri ottocenteschi»

Pacco, doppio pacco e contropaccotto

Il falso tesoretto del nichel, Calabrò: «E' preziosissimo, ne ho dato altro anche a Raggi»

Mercoledì 27 Febbraio 2019 di Lorenzo De Cicco
«È tutta kafkiana, questa vicenda», concede a metà della chiacchierata, Giovanni Calabrò, il finanziere di Reggio - «ma vivo tra Londra e Montecarlo, faccio affari in Cina, Russia e Kazakistan» - che nel 2011 ha ceduto al Campidoglio l'ormai mitologico rotolo di nichel, 200 chilometri di materiale «preziosissimo», a sentire lui, e che invece varrebbe qualche migliaio di euro appena secondo la perizia chiesta dal Tribunale di Vicenza e che ha fatto dire alla sindaca Virginia Raggi: «Sembra un film di Nanni Loy, Pacco, doppio pacco e contropaccotto». Tradotto: una colossale fregatura. La vicenda, svelata dal Messaggero, ha fatto il giro del mondo, finendo sulle pagine del Times. Calabrò, una condanna per concorso in bancarotta alle spalle, però ci tiene a dire la sua. «Non ho venduto la Fontana di Trevi», come Totò, anzi è il Comune, sostiene, che non avrebbe capito il potenziale del prodigioso cavo, dopo averlo custodito per anni in un caveau come fosse un tesoro, con tanto di vigilanti pagati 200mila euro (su questo ora indaga la Corte dei Conti).
Calabrò, la perizia consegnata in Tribunale parla chiaro: quel filo non vale oltre 30 milioni, ma all'incirca 40mila euro...
«Ma è stato un lavoro molto superficiale, il perito non è nemmeno laureato...».
È stato scelto da un giudice, no?
«Ma non ha mai considerato la particolarità del materiale trattato, la purezza. È un processo complesso, bisogna tenere conto delle analisi spectometriche, del plasma... Noi abbiamo presentato al Comune l'attestazione di una società svizzera leader in questo settore. Ed è appena uscito un articolo del professor Michael Dempster, pubblicato su una rivista prestigiosa, lo sa a quanto quota il nichel puro al 99,99%? A 300 euro al metro! Quello puro al 99,98%, che ho dato al Comune, da listino ne vale 108».
La perizia chiesta dal Tribunale non è dello stesso avviso. In ogni caso, se è tanto prezioso, perché il Comune non è mai riuscito a venderlo? Ci ha provato con sei aste, tutte fallite miseramente...
«Le hanno fatte male, questo materiale non si può vendere come fossero patate al mercato. Servirebbero inviti riservati alle poche imprese internazionali che operano nel settore. In Italia non ci sono acquirenti».
Di che settore parla?
«Aerospaziale. Satelliti, droni, aerei. Questo nichel è un eccezionale conduttore elettrico, resiste agli sbalzi termici, alle sollecitazioni fisiche. Può anche rendere invisibile un aereo. Impercettibile ai radar».
Raggi non sembra credere molto all'affare. Ha parlato di una «follia nel bilancio» ereditata dalle passate amministrazioni.
«Ma guardi che all'amministrazione Raggi abbiamo consegnato un secondo lotto».
Come, scusi? Ci sarebbe un altro rotolo, oltre a quello da 200 chilometri del 2011?
«Sì, questo è lungo 115 chilometri. Lo abbiamo dato al Comune il 5 giugno del 2017».
E come mai in Campidoglio hanno accettato questo secondo lotto, dato che non erano nemmeno riusciti a vendere il primo?
«Perché si era fatto avanti un compratore, un grande fondo internazionale, che ci ha detto di avere bisogno di più materiale rispetto a quello già custodito dal Comune. Per questo abbiamo fatto un altro accordo con il Campidoglio, per consegnare il secondo lotto, che è ancora più puro del primo, con la prospettiva di vendere entrambi a questo fondo».
Ma...?
«Era anche stato firmato un contratto, poi però il fondo si è tirato indietro. Siamo ancora in causa, non hanno rispettato i patti».
E questo secondo rotolo di nichel ora dov'è?
«Sempre in Comune».
A proposito, ma lei dove lo ha comprato?
«In Russia, ma non posso rivelare dove, per ovvie ragioni».
Che voleva farsene?
«Mi occupo di materie prime».
Raggi, dopo il nostro articolo, vi ha detto: «Pagate i debiti che avete nei confronti di Roma». Insomma, saldate cash e riprendetevi il nichel.
«Ma sono loro ad essere in debito. La Cassazione ci ha imposto di restituire i 29 milioni ottenuti con un decreto ingiuntivo, in Corte d'Appello. Ma per il vecchio esproprio da cui nasce tutto il contenzioso, noi dovremo comunque avere qualcosa, solo che deve essere quantificato l'importo».
E il nichel che fine fa?
«Per me finora questa storia è stata un pessimo affare. Ma le cose si possono sistemare. Quel nichel vale e si può vendere a oltre 30 milioni. Altrimenti me lo ricompro io e restituisco i soldi al Campidoglio. Non scappo mica».

ASFALTARE I BOSCHI

DiMartedì, Maria Elena Boschi "asfaltata" dalla Borgonzoni: "Parla parla che Salvini...", massacro in diretta

26 Febbraio 2019

DiMartedì, Maria Elena Boschi "asfaltata" dalla Borgonzoni: "Parla parla che Salvini...", massacro in diretta
Alla fine forse la partecipazione di Maria Elena Boschi a DiMartedì su La7 passerà alla piccola storia politico-televisiva di questo 2019 per i suoi occhiali da "maestra sapientina". La deputata "bolzanina" del Pd è in studio da Giovanni Floris e se la vede direttamente con la leghista Lucia Borgonzoni. Scontro duro che vede i telespettatori su Twitter emettere un verdetto pressoché unanime: dem asfaltata.


Tra i commenti (in alcuni casi addirittura irriferibili), c'è chi sottolinea perfidamente come sia Floris a suggerire alla Boschi come fare opposizione ai gialloverdi mentre qualcuno, molto più duro, consiglia a La7 di tenerla in video qualche minuto in più. "Così Salvini arriva al 60%...".


Tenete la altri 10 minuti, per favore. La arriva al 60%. Grazie
 
La tenerezza della che si mette gli occhiali per non farsi riconoscere dai risparmiatori di e dalla Corte Costituzionale che le ha bocciato tutte le riforme....
11 hours ag
Replying to
Sono investitori, con rendite al 7%. Se ci sono truffati lo decide la magistratura e salvando la banca si sono salvati lavoratori e correntisti



pensa davvero che gli italiani siano i poveri mentecatti che dovrebbero tornare a votare . Impreparata, falsa in tutto, offensiva verso il governo, un politico simile è quanto di peggio possa esistere per aiutare un paese in crisi economica da anni.
 
  Adesso mi aspetto che @meb con quei begli occhiali sexy si metta a cantare "o-o-o occhi di gaaatto
 
 
 
  Floris che spiega alla come fare opposizione ❤️ 
 
 
 
 







Tuesday, February 26, 2019

trucoteuse

Il termine (che deriva dal lemma tricot, che designa generalmente un lavoro fatto a maglia, artigianalmente o industrialmente) viene impiegato per indicare una persona di sesso femminile che lavora, appunto, a maglia servendosi di lana o cotone; in passato veniva usato specialmente in riferimento alle donne che si sedevano abitualmente intorno alla ghigliottina durante la Rivoluzione francese, nella Francia del XVIII secolo, per assistere in prima fila allo "spettacolo" della decapitazione mentre restavano intente a lavorare a maglia.

Riferimenti nella letteratura

Nel ciclo di romanzi della baronessa Emma Orczy su La primula rossa, la protagonista Pimpernel si traveste come una tricoteuse venditrice di vino per far evadere clandestinamente gli aristocratici da Parigi, nascondendoli nelle botti.
Nel romanzo di Charles Dickens Racconto di due città, la protagonista Madame Defarge è una tricoteuse accanita ed assetata di sangue durante il Terrore.
Nel romanzo di Paolo Coelho Adulterio, a pag. 141.


La notizia: 


Daniela, l’uncinetto davanti ai giudici
«Per mia figlia non perdo un’udienza»

Dieci anni fa la morte di Emanuela, una delle 32 vittime del disastro ferroviario di Viareggio. La madre sta seguendo il processo: «Ho bisogno di concentrarmi in qualcosa che mi tenga un po’ staccata da certe parole e ragionamenti che sento fare lì dentro »

 C’è una donna che da mesi lavora all’uncinetto in un’aula di giustizia. Si chiama Daniela, sta seguendo il processo per la morte di sua figlia e non manca mai a nessuna udienza. Ogni volta arriva davanti ai giudici della Corte d’appello di Firenze, stretta nella maglietta con la fotografia della sua Emanuela stampata sul davanti. Si siede, rovista in un sacchetto pieno di gomitoli e comincia a ricamare centrini colorati. Intreccia filo e ricordi. Per ore. «Ho bisogno di concentrarmi in qualcosa che mi tenga un po’ staccata da certe parole e ragionamenti che sento fare lì dentro — dice —, sennò non saprei trattenermi, brontolerei tutto il tempo perché, mi creda, ne sento di cose che mi fanno venire voglia di urlare...».

 https://www.corriere.it/cronache/19_febbraio_26/daniela-l-uncinetto-ai-giudici-58dabd24-3a0c-11e9-a27a-3688e449a463.shtml

Sunday, February 24, 2019

FERRAGNEZ

Ferragnez, il nuovo neologismo

Sono stati attestati ne “Il Libro dell’anno” della Treccani dei nuovi neologismi che testimoniano tendenze dell’ultimo anno passato. Quelli che colpiscono di più sono viadotticidio, termine che indica il crollo di un viadotto con conseguente strage, Sarrismo, nuova parola che rimanda alla filosofia calcistica dell’allenatore del Chelsea Maurizio Sarri, anche se quella che desta maggior scalpore è Ferragnez. Ferragnez è la parola inventata dall’influencer Chiara Ferragni e dal rapper Fedez in occasione del proprio matrimonio: si tratta di una parola-macedonia, ossia di una parola che in questo caso fonde i cognomi delle due celebrità.
Su twitter è sorta una polemica a riguardo in quanto alcuni sostengono che non sia giusto annoverare tra i neologismi un termine che viene considerato di basso livello.

la Treccani risponde così:

Contiamo sul fatto che scherziate, ma se qualcuno avesse davvero perplessità su "sarrismo" e "ferragnez", specifichiamo: registrare un neologismo segnala che una parola "nuova" è diventata piuttosto comune in contesti relativamente sostenuti, come quello giornalistico.

Cosa si intende con neologismo?

Come riporta la Treccani, il termine neologismo è “In genere, parola o locuzione nuova, non appartenente cioè al corpo lessicale di una lingua, tratta per derivazione o composizione da parole già in uso o introdotta con adattamenti da altra lingua“, che “risponde alla necessità di esprimere concetti nuovi, di denominare o qualificare nuove cose e istituzioni“.
Dunque l’aver attestato il termine Ferragnez non significa dare prestigio alla parola, non implica giudizi, ma è semplicemente la presa di coscienza oggettiva di una parola che è stata utilizzata molto nello scorso anno per le nozze di cui si è parlato di più sui social, e che forse continuerà ad essere sulle bocche degli italiani anche in futuro in riferimento alla coppia Ferragni – Fedez.
È proprio così che risponde la Treccani su twitter: “registrare un neologismo segnala che una parola “nuova” è diventata piuttosto comune in contesti relativamente sostenuti, come quello giornalistico.” e ancora “I neologismi che registriamo sono uno specchio di come parlano e scrivono gli italiani, non di quello che crediamo debbano dire o scrivere.”, “rilevare un neologismo non implica giudizi morali, né artistici, né sportivi.”.



Vanno alla serata degli Oscar a Los angeles e tutto quello che ottengono è un selfie coln Marilyn Manson. Tanto per dire quanto contano nel jet set ehehehehe


 
Stefano Massini 
 è uno degli autori italiani più apprezzati all’estero, e uno dei più rappresentati sui palcoscenici di tutto il mondo, da Boradway al West End di Londra. Il suo romanzo d’esordio, Qualcosa sui Lehman (2016) è stato uno dei libri più acclamati degli ultimi anni, seguito l’anno successivo da L’interpretatore dei sogniOra è tornato nelle librerie con un progetto totalmente diverso: Dizionario inesistente. Un libro che è sia una raccolta di racconti e di biografie e allo stesso tempo una raccolta di neologismi.

Dai grandi personaggi della storia…

La storia dell’umanità è ricchissima di personaggi (reali e non) che sono passati alla storia ed entrati nel dizionario italiano per un tratto della loro personalità diventato iconico. Un esempio su tutti, Emma Bovary. La protagonista del celebre romanzo di Flaubert ha dato origine al termine BovarismoVoler evadere dalla monotonia della realtà, in particolare quella delle piccole realtà di provincia, per ambire alle emozioni ed alle suggestione dei grandi centri.
Leggi anche: le parole che hanno avuto origine da personaggi famosi
Emma Bovary non è stata l’unica. Anzi, la storia è colma di personaggi che sarebbero degni di essere ricordati, non solo nella memoria storica ma anche in quella linguistica, vivendo nel tempo attraverso le nostre parole. E il libro di Stefano Massini è proprio questo: una raccolta di storie bellissime, talvolta avventurose, talvolta tristi, talvolta drammatiche, talvolta esilaranti. E per ogni racconto, un neologismo. Una parola nuova per arricchire il nostro vocabolario con una sfumatura in più. Ma come è nato questo particolarissimo dizionario? E cosa raccontano questi neologismi? Abbiamo intervistato Stefano Massini per saperne di più.

L’intervista

Come nasce “Dizionario inesistente”? 
Questo è un libro di racconti. Racconti che creano, ognuno, una parola nuova. Ho pensato che fosse bello scrivere un libro sul grande gioco del parlare, del dare nomi alle cose, a tutte le cose. Noi troppe volte viviamo il linguaggio come qualcosa di serio, di autoritario, di austero. Il linguaggio è quello che impariamo a scuola, o dai genitori: comunque da persone adulte che non sanno più giocare. Ebbene è l’opposto: il parlare è un gioco, e possiamo farne esperienza in ogni momento. Io per esempio mi invento in questo libro parole che non esistono per definire sentimenti e stati d’animo, emozioni che nella nostra lingua non trovano definizione.

Come hai deciso quali storie selezionare per creare i tuoi neologismi?
Non le ho scelte: me ne sono innamorato. Ogni storia che racconto deve nascere da questo, da un fortissimo senso di necessità. La storia più bella da scrivere è quella che non puoi non scrivere, quella che senti di dover condividere prima per altruismo e solo dopo per attitudine letteraria. Questa idea dello scrivere come servizio sociale continua a sembrarmi la via più forte per il mio lavoro, la sua vera sfera di attuazione. Scrivo per la gente, per chi legge, non per soddisfare mie circonvoluzioni autoriali. L’autore lo immagino come un aiutante, ecco, un amico che tenta di darti forme nuove e ulteriori per stare nella giungla di te stesso.

Qual è il tuo neologismo preferito? 
Ce ne sono molti. Forse tutti, per la semplice ragione che altrimenti non li avrei messi nel libro. Dentro questo mosaico, se dovessi scegliere, indicherei l’aggettivo FARADIANO (Faradiano – Aggettivo. Derivato dal fisico Michael Faraday (1791-1867) – Indica lo stato d’animo di chi, nonostante ogni sforzo e merito, si senta comunque svalutato e sottostimato agli occhi di qualcuno. Perché nella vita – qualsiasi cosa farai – c’è sempre chi si ostinerà a trattarti come un cameriere.) La parola – come potrete leggere nel libro – nasce dalla storia vera del grande fisico inglese Faraday, che a causa delle sue umilissime origini venne sempre trattato da una nobildonna loindinese come un miserrimo sguattero.

E quello di cui, secondo te, abbiamo più bisogno?
Direi il sostantivo Liarismo   s.m. Derivato da King Liar, soprannome di Henry Louis Grin (1847-1921) – Indica un bisogno forsennato di essere illusi, ingannati, perfino raggirati in nome di una splendida menzogna, cento volte più incantevole della meschina e squallida realtà. Stavolta la storia è quella di un famoso antropologo che venne smascherato come ciarlatano. Aveva un grandissimo seguito, tuttavia, e seppe riciclarsi come affabulatore: la gente accettò l’idea di pagare un biglietto pur di continuare a sentire le sue menzogne, dichiarate come tali. Ha molto a che fare con il nostro bisogno di essere illusi, forse perfino raggirati. In fin dei conti la letteratura fa questo: ci apre mondi illusori, per farci viaggiare altrove.

5 neologismi da “Dizionario inesistente”

E per finire, ecco un assaggio dei neologismi coniati da Stefano Massini.
Birismo – s.m. Derivato dal marchese Marcel Bich (1914) – Indica il fenomeno dell’appropriazione, non necessariamente illecita, di un’idea altrui per trarne un proprio profitto. In particolare, il sostantivo definisce ogni situazione in cui la pragmaticità di qualcuno si impone sul genio di un altro, incapace di gestire il proprio talento.
Parksiano – agg. Derivato da Rosa Parks (1913 – 2005) – Si definisce così una conquista memorabile, per sé o per gli altri, nata tuttavia da un piccolo gesto, da un qualsiasi dettaglio che ci sveli un tratto di insostenibilità della nostra situazione.
Olivarismo – s.m. Derivato da Gaspar de Guzmán y Pimentel, conte di Olivares (1587 – 1645) – Si definisce così l’ossessione di chi si riconosce esclusivamente nel proprio lavoro, dedicando a esso ogni forza, pensiero ed emozione. L’olivarista diverrà pertanto incapace di concepire ogni rapporto umano che non sia congeniale all’esercizio della propria funzione.
Henriettitudine o Alfonsinità – s.f. Derivati dalla contessa alpinista Heniette d’Angeville (1794- 1871) e dalla ciclista Alfonsa Morini (1891 – 1959) – Denota l’impari confronto tra uomini e donne, in cui la vittoria di queste ultime viene derubricata svilita o annullata.
Mapuchare – v.t. Derivato dalla Guerra di Arauco, combattuta dai Mapuches dal 1536 al 1881 – Indica una particolare ed estrema forma di dedizione a una causa o a una questione di principio, tale da tradursi in una lotta totalizzante. Pertanto, espressioni come “mapuchare un litigio familiare o un contrasto fra colleghi” indicheranno la trasformazione del conflitto in ostilità accanita, perenne e radicale, sostanzialmente irrisolvibile.

RESPIRO DEL DIAVOLO

LEGGO SUL CORRIERE:
https://www.corriere.it/…/daniela-pastoressa-che-non-uccide…
ma non si diceva pastora, pastorella?
(aho, cito la Treccani, mica bruscolini...)

 
E' ricoverato in gravi condizioni Freddy Superlano, uno degli oppositori a Maduro, che è stato avvelenato in un ristorante di Cucuta, la città colombiana vicino al confine con il Venezuela dove nei giorni scorsi si sta concentrando la resistenza venezuelana e ieri notte si è tenuto il grande concerto "Venezuela Aid" voluto dal miliardario britannico Richard Branson. Il suo partito dell'avvocato e uomo politico Superlano, guidato da Juan Guaidó, ha confermato che il cugino e assistente del deputato, Carlos Surinas, è morto per aver ingerito la stessa sostanza. Sul caso indagano le autorità colombiane. L'uomo avrebbe ingerito la burundanga ("Il respiro del diavolo", o scopolamina), un alcaloide allucinogeno che si ricava dalla corteccia dell'albero borrachero, diffuso in Colombia, e viene usato come anestetico ma altamento tossico in dosi elevate.
 
 

Wednesday, February 20, 2019

ARRONCIGLIARE

La parola del giorno è

Arroncigliare

[ar-ron-ci-glià-re (io ar-ron-cì-glio)]
SIGN Afferrare con un ronciglio, uncinare; piegare a uncino, attorcigliare; corrugare la fronte, arricciare le labbra
composto parasintetico di [ronciglio], cioè 'uncino, raffio', di etimologia incerta.
Ancora una volta ci troviamo davanti a una parola desueta, che però riesce ad apparecchiarci una batteria di significati notevoli, sia per taglio sia per intensità. Per capire bene l'arroncigliare si deve capire il ronciglio - essenzialmente un raffio, un uncino volentieri posto su un bastone, usato come arma o come utensile. Il composto parasintetico 'arroncigliare', attestato nel Trecento, è stato costruito giusto sul nome del ronciglio con un esito doppio: è arroncigliare sia il prendere col ronciglio sia il piegare in forma di ronciglio (o quasi). In entrambi i casi può vantare dei pregi interessanti: la sua lunghezza e la varietà ricca dei suoi suoni quasi ci descrive l'arco del movimento (com'è diverso dalla linearità dell'arpionare!), la fatica rapace che richiede, insieme rude e precisa, e allo stesso tempo una certa contorsione rapinosa. Senza contare che, senza correlazione etimologica, evoca a chiare lettere un 'ciglio' che sembra attagliarsi particolarmente bene al volto e alle sue espressioni.
Così il nibbio arronciglia la preda, mentre io posso arroncigliare i tralci del rovo esposti al sole e più carichi di more, ma troppo in alto per poterli raggiungere col braccio; e senza usare sconvenientemente le mani, arronciglio col forchettone i fiori di zucca fritti appena serviti lasciando un assaggio scarso a chi viene dopo, o arronciglio le tagliatelle ai funghi tanto che a stento mi entreranno in bocca. Intanto lo zio, contrariato, arronciglia la fronte, l'amico dandy si presenta sempre coi baffi ben arroncigliati, e dopo la lite, ancora un po' risentiti, arroncigliamo la bocca in un bacino.
significati trasparenti e incisivi: così come accade per le cose che abbiamo in casa, non è detto che una parola coperta di polvere non ci serva - e la polvere si leva alla svelta.
* * *









Portolano

[por-to-là-no]
SIGN Manuale di navigazione fra i porti di una regione, corredato di note dettagliate sulla geografia e il clima; anticamente, nell'Italia meridionale, funzionario dei porti che soprintendeva ai traffici e alle dogane
dal latino medievale [portulanus], derivato di [portus] 'porto'.
Se in questa parola sentiamo l'eco dell'ortolano, non è proprio a caso: in effetti la via che dal porto conduce al portolano è simile a quella che dall'orto porta all'ortolano. Infatti pare che dapprima il portolano sia stato non un genere di mappa, ma proprio un pilota - e nella storia dell'Italia meridionale, da Federico II nel Duecento fino al Regno delle Due Sicilie (pare con la parentesi del vicereame spagnolo), è stato variamente un soprintendente ai porti, alle dogane, ai commerci. Ad ogni modo, dall'esperienza del mestiere si trae la guida, il libro che la compendia.
Il portolano non è una mappa geografica col grado di astrazione che siamo abituati a immaginare. Serve da manuale di navigazione costiera fra porto e porto, di punto di riferimento in punto di riferimento: fondali, coste, correnti, venti. Non è tanto il prodotto di una scienza avanzata, ma di un'esperienza avanzata - per quanto oggi i portolani abbiano una consona profondità scientifica , e abbiano anche lasciato il mare per diventare strumenti utili alla navigazione aerea.
Se vogliamo impiegare questa immagine in modo figurato, è da questi caratteri di speciale pragmatismo che si deve partire, il il sapere speso di chi conosce e comunica le sfaccettature minute di un'esperienza, il suo pericolo. Il portolano con le ricette della nonna non manca nemmeno di segnare la temperatura che deve avere la stanza in cui si cucina, il racconto dettagliato dell'amico è un portolano per la visita di una capitale, la raccolta di appunti che abbiamo impiegato mesi a mettere insieme finisce per essere il nostro portolano per la disciplina di studio.
Una parola che ha tutta la ricchezza fascinosa e ricercata di una mappa di tempi andati.
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Thursday, February 14, 2019

FERRAGNEZ

"FERRAGNEZ"? SI PUO’ DIRE, E’ NELLA TRECCANI INSIEME A "SARRISMO" E “ORGASMOMETRO” 

 

 

- TUTTE LE PAROLE (POVERE) DEL NEOITALIANO – DA “VIADOTTICIDIO” A “SPREAD VERBALE” DA “SEX DOLL” A “EURISH”, PAROLA CHE DEFINISCE L'ADATTAMENTO DELLA LINGUA INGLESE A QUELLA DEI VARI PAESI IN CUI VIENE PARLATO - LA CRASI TRA I COGNOMI DELL'INFLUENCER E DEL RAPPER HA AVUTO SUCCESSO: ECCO PERCHE'
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Questo non è il solito pezzo scandalizzato per lo sbarco della parola «ferragnez» nel vocabolario della lingua italiana, ben incastrato tra «ferraglia» (s.f., insieme di residui e rottami di ferro) e «ferragostano» (agg., relativo al Ferragosto).


No, la lingua è una cosa viva. E il vocabolario italiano è pieno di lemmi che nessuno usa mai (compreso «lemma»). Quante volte negli ultimi mesi vi è capitato di pronunciare la parola «magnatizio»? E cavicchio? E falcatura? Più facile che vi sia capitato di far riferimento alla parola nata da una nemmeno troppo divertente unione tra i cognomi della coppia più influente d'Italia: Ferragnez, appunto. Chiara Ferragni, influencer e di conseguenza stilista e testonomial; e il marito e cogenitore Fedez, rapper e giudice di X Factor.


 
«Ferragnez» è ora un neologismo riconosciuto dalla Treccani, quello che quando uno vuole avvalorare una sua frase dice: «Ora guardiamo sulla Treccani». L'istituto nel Libro dell'Anno inserisce «ferragnez» tra i neologismi sdoganati negli ultimi mesi dello scorso anno e lanciato secondo i linguisti della Treccani dal sito di Vanity Fair. Sarebbe stato certo più strano che lo creasse quello della Nasa.

Quindi se siete i tipi che sotto il casco del parrucchiere fate riferimento alla coppia più social d'Italia utilizzando la parola «ferragnez» sappiate da adesso non state violentando il vocabolario ma anzi siete davvero up-to-date. Magari sarebbe opportuno che foste allineati con la Treccani anche su tutto il resto, ecco.
 
Comunque noi siamo andati a cercare la parola «ferragnez» sul vocabolario online della Treccani (http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca) e ci è stato risposto che «la tua ricerca per ferragnez non ha prodotto risultati in nessun documento». Quindi i signori di piazza dell'Enciclopedia italiana ci hanno preso in giro?

In attesa di chiarire il giallo (non certo il più angosciante della storia italiana) sappiate che altre parole ancora attaccate al biberon hanno appena fatto il loro ingresso nella lingua italiana quella vera. Per esempio «sarrismo», vale a dire la concezione del calcio (e anche un po' della vita?) propugnata da Maurizio Sarri, il secchionissimo allenatore toscano del Chelsea e prima del Napoli. Vagli a spiegare, ai linguisti della Treccani, che il club londinese ha appena perso per sei a zero dagli odiati avversari del Manchester City, e che i tifosi dei Blues probabilmente al momento suggerirebbero usi non proprio riferibili del vocabolario italiano che cita il condottiero di una simile disfatta.
Dorothy sexy doll 

E poi, attingendo alla cronaca, ecco «viadotticidio». Ovvero l'omicidio condotto attraverso il crollo di un ponte (strategia non proprio agevole), in questo caso il Morandi di Genova: lo scrisse Massimo Gramellini in un articolo all'indomani della tragedia e tanto bastò per passare dal quotidiano alla storia.

E ancora: «eurish», parola che definisce l'adattamento della lingua inglese a quella dei vari paesi in cui viene parlato (e con la Brexit come la mettiano?). «Orgasmometro», che definisce il test medico per misurare le caratteristiche e l'intensità del piacere sessuale femminile» (e poi dite che noi uomini non ce ne curiamo). «Sex doll», la bambola al silicone, con impianto di intelligenza artificiale, destinata al piacere sessuale dell'utente (quest'anno i linguisti della Treccani erano in preda a qualche tipo di maliziosa smania). «Spread verbale», locuzione che fa riferimento alle conseguenze negative sulle borse e sui titoli di Stato delle parole dei politici in materia di economia e finanza.

Wednesday, February 13, 2019

MACEDONIA

LA MACEDONIA IMPAZZITA
Sembrava un lapis (ops) ma ieri dalla D'Urso l'Immarcescibile l'ha ripetuta.
Qualcuno gli dica, p.f. che si dice
LA MAIONESE IMPAZZITA ! 
kekkazz c'entra la Macedonia?




FARE IL CONTE SENZA L’OSTE – 

ENNESIMA GAFFE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: DAVANTI AL PARLAMENTO EUROPEO DICE “PARADISI ARTIFICIALI” INVECE CHE “FISCALI”. AVEVA FATTO LO STESSO ERRORE A GIUGNO IN SENATO, MA IN QUEL CASO SI ERA CORRETTO SUBITO, INVECE IERI IL LAPSUS ERA ANCHE NEL TESTO DEL DISCORSO CONSEGNATO AI GIORNALISTI – SOLTANTO DUE GIORNI FA SI ERA AUTOPROCLAMATO “PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA”

 

“PER QUANTO TEMPO, PRESIDENTE CONTE, SARA’ IL BURATTINO DI SALVINI E DI MAIO?" -
  IL BELGA VERHOFSTADT PRENDE DI PETTO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DURANTE IL SUO INTERVENTO ALL’EUROPARLAMENTO: “PRENDA ISPIRAZIONE DAI VERI PATRIOTI ITALIANI COME SPINELLI, CIAMPI, GIORGIO NAPOLITANO, MARIO DRAGHI E LA MIA AMICA EMMA BONINO...”