Wednesday, February 13, 2019

SFIGATA - SFIGATI -

Reggimento Sfigati

Mercoledì 13 febbraio 2019
Per indagare sul rivoluzionario significato assunto dalla parola «sfigato», vi propongo un breve viaggio al termine della testa di una ragazza di Macerata. Ai carabinieri che chiedevano le sue generalità (era stata testimone di una rissa) ha dichiarato di abitare in via 226° Reggimento Fanteria, specificando che si trattava di «quattro sfigati morti in guerra». Le hanno dato una multa per oltraggio ai caduti e pare ne sia rimasta stupita. Non avendo la sua cultura in materia, sono andato a verificare. Il 226° si immolò nelle trincee della prima guerra mondiale. E di «sfigati» non ne perse quattro, ma tremila, in buona parte lungo la linea del Piave, durante la resistenza seguita alla disfatta di Caporetto.
Dai tempi delle Termopili, i soldati che si sacrificano per difendere i confini vengono chiamati eroi. Su di loro si scrivono poesie e canzoni di grande impatto popolare, benché ritenute retoriche dalle giurie di qualità. Ma anche per gli eroi la pacchia è finita: sono diventati dei poveri «sfigati». Per meritare la stessa patente di «fighi» che spetta ai cuochi e agli influencer, i fanti del reggimento avrebbero dovuto avere abbastanza soldi da potersi permettere una diserzione di lusso o un congedo illimitato. Il fatto che si trovassero a rischiare la pelle lontano da casa è la prova evidente che erano dei falliti. Per la ragazza di Macerata, e forse non solo per lei, dare la vita per gli altri è un privilegio riservato ai poveracci.

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  BERLUSCONI

“Mi votano solo in 5 o 6 su cento, gli italiani sono fuori di testa”


La parola del giorno è

Trepidante

[tre-pi-dàn-te]
SIGN Che si trova in uno stato di apprensione, ansia, timore
propriamente, participio presente di [trepidare], uguale in latino, che è da [trepidus] 'timoroso, agitato, affannato'.
Ecco come le parole si spengono: per mancanza di fantasia. 'Trepidante' è un aggettivo ormai quasi invariabilmente attribuito a un'attesa o a chi attende, e di tutto il verbo che lo origina, 'trepidare', pare che sia la voce più vivace. Quando mai ci capita di dire «Io trepido»?
Eppure ci parla di qualcosa di molto preciso e poetico, che non è solo uno stato d'animo né è solo un movimento. Il trepidante, e in genere il trepidare, racconta un'apprensione agitata, tremata, febbrile che si può dipingere naturalmente coi colori della paura, del timore, ma anche con quelli della premura, della cura. Si può dare un' assistenza trepidante alla cagnolina che sta partorendo, trepidanti ci guardiamo d'un fiato gli ultimi episodi della serie, una confessione trepidante ci mette a parte di un segreto. Il trepidante non riesce a stare fermo, il suo movimento è vibrato da un traboccare interiore (molti dizionari riportano che l'ipotetica radice indoeuropea trep- evoca giusto un movimento affrettato), e proprio per la sua capacità di descrivere insieme il dentro e il fuori, il sentimento e il movimento, riesce a comunicare in modo agile e netto una situazione psicologica tornita.
E sì, l'attesa è un luogo d'elezione della trepidazione, ma a forza di trepidanti attese o di essere trepidanti in attesa si rischia di strozzare il trepidante. C'è chi si compiace nel sognare la morte delle parole italiane sul filo della spada delle lingue barbare - ma non è così che muoiono. Muoiono di noia (della nostra noia) in locuzioni stereotipate. Tentare di sganciare il trepidante dall'attesa, magari, può rendergli linfa.
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CHI LASCIA SANREMO PER ULTIMO...
spenga la luce...

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