Sunday, February 03, 2019

CONGIUNTIVI

l neosegretario della Cgil Maurizio Landini ha infilato un triplete di congiuntivi sbagliati. La parlamentare 5 Stelle Teresa Manzo, in un intervento alla Camera, ha battuto ogni record di strafalcioni, mettendo in crisi gli stenografi. Roba così: «È tutto un pupularsi di opinioni» o «Il Jobs act ha precariato milioni di giovani». Non che in passato l’eloquio dei politici fosse impeccabile. Tanto che uno sconsolato Gesualdo Bufalino scriveva: «Recriminare sul congiuntivo perduto è ormai come piangere sul tabù della verginità».
Da tempo, infatti, il congiuntivo non rappresenta più la sintassi della complessità, delle sfumature, delle finezze linguistiche. Nel 1997, il panettiere Luigi, entusiasta sostenitore del neosenatore Antonio Di Pietro, dichiarava: «Finalmente il partito del popolo ha candidato un uomo del popolo. Uno che sbaglia i congiuntivi come noi». Sappiamo com’è andata. Il congiuntivo è solo un modo verbale che appartiene alla cultura radical-chic, un inutile orpello anti-populista? Parrebbe di sì. La sgrammatica (si dice?) produce nuove parole d’ordine contro la perfida élite, insegna a non vergognarsi dell’errore e a prefigurare una vita in brutta copia. In questa decrescita infelice, dietro l’errore si cela sempre un orrore. Anche «a sbaffo», come direbbe la portavoce Terry Manzo.


 MAROCCHINO DI MERDA
si può dire. Ha detto il giudice di Torino
che non è reato!
Salvini Marocchino invece no
non si può dire...
perchè è un insulto
(alla merda? Boh...)




"È tutto un POPULARSI di opinioni", "Avete favorito i truffatori e non avete tutelato i truffati. Ricordatelo! Ricordatelo!", "Se ne sono dovuti andare per trovare maggiore ricchezza e maggior DETTAGLIO in un altro Paese", "Non vedremo più politici che incassano il vitalizio a SBAFFO!", "Toglieremo i giovani da quel divano che erano stati messi lì A PARCHEGGIO. Volevate che fossero a parcheggio, ma non è così con la manovra del cambiamento!", "Il jobs act ha PRECARIATO milioni di giovani"

Teresa Manzo

Parlamentare 5 Stelle

https://www.youtube.com/watch?v=aj1l1fviiec
 
 
 La parola del giorno è

Epicrisi

[e-pì-cri-si]
SIGN Giudizio finale desunto da una somma di giudizi parziali
dal greco [epìkrisis] 'deliberazione, giudizio', composto di [epi-] 'sopra' e [krìsis] 'giudizio'.
Anche se il nome ci si presenta dottissimo, paludato, un po' misterioso, l'epìcrisi ci è del tutto consueta: la troviamo leggendo l'opinione sul film uscito or ora, leggendo le recensioni del prodotto che pensiamo di acquistare, o il commento del giornalista sportivo sulla partita di ieri.
La premessa è semplice: spesso, specie in casi di particolare complessità, quando si è chiamati ad articolare un giudizio, non si approda a un giudizio finale direttamente. Prima scomponiamo la realtà da valutare, dando giudizi parziali che risultano dall'analisi delle singole porzioni. Sceneggiatura, regia, colonna sonora, attori, fotografia; estetica, qualità, prezzo, facilità d'uso; pagelle dei giocatori e dell'allenatore. Infine, arriva il giudizio sintetico che viene desunto dai giudizi parziali (processo buono sia per propria chiarezza mentale sia per giustificare l'esito a chi legge). Ecco, l'epìcrisi è questo giudizio finale: il film è gagliardo per quanto la prova attoriale sia un po' bislacca; costa un sacco, è brutto ma funziona incredibilmente bene; la partita è stata un insuccesso condiviso.
Non stupisce vedere che l'epicrisi è indicata come termine specialistico che descrive il giudizio conclusivo dell'autopsia: che si indaghi un cadavere su cause di morte, un prodotto su ragioni d'acquisto, un film o un libro su pregi e difetti, una partita su meriti e colpe, la posizione mentale e lo sviluppo del discorso non cambiano poi molto.
Ora, anche sapendo che l'epicrisi non ci è aliena sarà comunque difficile usarne il nome: è molto alto, e poco noto. O il contesto è aulico, formale, o rischia di cadere nell'incomprensione; ma nei casi in cui si possa chiede lo sforzo d'intendere una parola più difficile del solito, l'epicrisi si fa forte di un potere speciale: l'evocazione di quel verbo greco, krino, che continua a mandare luce nel criterio, segno di quella intelligenza che comprende separando. Un giudizio finale che discerne. E che gioca con le ambiguità del termine 'crisi'.
Per completezza diciamo anche che l'epicrisi era un isituto di diritto greco-egizio che consisteva in un esame volto a verificare stati personali, in particolare quello di cittadino - ma anche questo significato, come dire?, non capita in ballo tutti i giorni.
* * *

No comments: