Sunday, January 03, 2021

Valzer

 

La parola del giorno è

[cìr-ca]

SIGN Riguardo a, a proposito di; approssimativamente, pressappoco

voce dotta recuperata dal latino [circa] 'intorno', da [circus] 'cerchio'.

È sempre una meraviglia scoprire il modo in cui le forme geometriche possano essere forme di pensiero. Parole come questa ce lo mostrano con potente semplicità.

Ebbene, abbiamo due 'circa'. Il primo è una preposizione, capace di situare il nostro discorso su una questione, un argomento, un carattere. È collega del 'riguardo a', del 'a proposito di', e si distingue per una certa eleganza distaccata, forse anche un po' rigida: se diciamo di star leggendo un libro circa la crisi climatica, se alla stampa viene riportato che il testimone è già stato interrogato circa quel che ha visto, se due s'incontrano per un abboccamento circa quell'affare, circoscriviamo un ambito in maniera più vistosa che disinvolta.

Il secondo invece è un avverbio che ci aiuta a dare una stima, a definire senza troppa precisione, significando l'approssimativamente, il pressappoco: fa' lievitare l'impasto per circa due ore, ci sono state circa duecento richieste, e il ristorante si raggiunge a piedi, è a circa tre chilometri. Sì, di solito si trova preposto a dei numeri. In quest'uso la sua aura pare un po' diversa: ha quel tratto di dominio tipico dell'approssimazione, che è in grado di comprendere, accettare e dare un margine, ma è anche più spicciolo, e breve (avete visto quanto è lungo approssimativamente?), senza essere colloquiale quanto un 'più o meno'.

Quando poniamo questi 'circa' in un discorso, tracciamo dei cerchi. Circoscriviamo un discorso, illuminiamo un argomento con luce circolare di lampione — oppure, invece di comunicare un numero secco, comunichiamo il suo cerchio, un intorno per cui si ammette e preventiva qualcosa di più o qualcosa di meno.

Valzer

Le parole della musica

vàl-zer

Significato   Danza in tempo ternario, ballata in coppia; musica d’accompagnamento al ballo; musica indipendente dal ballo, ma ispirata a questo

Etimologia   dal tedesco Walzer, derivato da walzen, propriamente 'rullare, rotolare', da Walze 'rullo, cilindro', collegato al verbo latino vòlvere.

Le prime immagini che vengono in mente pensando a questa danza sono : eleganti feste in salotti aristocratici, come ne Il Gattopardo di Luchino Visconti o nel concerto di Capodanno. In realtà, però, le sue origini sono ben diverse.

Infatti, tra i numerosi balli popolari esistenti nelle aree di lingua germanica sin dal XV secolo, quelli con evoluzioni roteanti potrebbero essere antenati del valzer.

La prima attestazione del termine walzen per descrivere un ballo comparve nella commedia Der auf das neue begeisterte di Kurz-Bernardon del 1754, stessa in cui alcune Deutscher, o ‘danze tedesche’, in tempo ternario, fecero il loro ingresso nelle sale da ballo europee. A differenza di quanto avveniva nelle danze francesi di corte, qui i ballerini erano abbracciati in posizione frontale, chiusa e non aperta come nel , e giravano rapidamente l’uno intorno all’altro. Questa nuova postura, molto confidenziale, fu da alcuni aspramente criticata, ma la del valzer che contrastava con il carattere aristocratico del minuetto, contribuì a procurargli popolarità, così che alla fine del Settecento valicò i primitivi , dilagando con furore.

Ben presto furono scritte pagine di fuoco per dimostrare quanto il valzer ‘nuocesse gravemente alla salute’, del corpo e dell’. Basti dire che nel 1797 Salomo Jakob Wolf pubblicò a Halle un opuscolo intitolato, più o meno: ‘La prova che il valzer è una delle principali fonti di debolezza del e della mente della nostra generazione’.

Come spesso avviene in questi casi, il divieto accende il : il valzer si dimostrò la forma di danza più praticata e longeva. La sua influenza sulla storia della musica fu probabilmente maggiore di quella di qualsiasi altro ballo, con la possibile eccezione del solito minuetto!

Il valzer cominciò a delinearsi musicalmente con Aufforderung zum Tanz (1819) famoso rondò per pianoforte di Carl Maria von Weber alla cui struttura formale s’ispirarono Johann Struss padre (1804–1849) e Joseph Lanner (1801–1843), che elevarono ulteriormente il valzer al rango di composizione, oltre che di ballo. Quando Strauss viaggiò in tournée con la sua orchestra, il valzer divenne un internazionale. Con Johann (1825–1899) e Josef Strauss, entrambi figli di Johann Struss, il valzer raggiunse l’apice artistico, affermandosi come simbolo di un’ ed .

, con la Prima Guerra mondiale e la conseguente disfatta dell’impero austro-ungarico, Vienna perse il primato culturale e il valzer fu considerato musica del passato. Esportato nel resto d’Europa, fino alle Americhe, s’ibridò in numerose varianti come nel moderato Boston, o nel Tango vals.

Il valzer è in tempo 3/4 e solitamente prevede un’introduzione di estraneo a quello della stessa composizione, spesso un enfatico , o una breve Fantasia; può essere, inoltre, un pezzo espressivo o di virtuosismo tecnico, dal ballo. Analogamente a quel che accadde con altre danze, la forma fu infatti adattata all’intenzione estetica dei compositori, come Fryderyk Chopin (1810–1849); nella sua breve vita compose diciannove valzer per pianoforte.

Il valzer divenne un elemento centrale nell’operetta (per esempio Tace il labbro, nella versione italiana della Vedova allegra di Franz Lehar). Fu utilizzato nell’opera teatrale (il Brindisi della Traviata di Verdi) , nel balletto (il Valzer dei fiori di Čajkovskij), o nel poema coreografico La Valse di Ravel.

Per inciso, mentre gli Strauss padre e figli erano viennesi, Richard Strauss (1864–1949), il compositore di Also spracht Zarathustra, reso celebre da 2001 nello spazio di Kubrick, era invece tedesco purosangue.

Il valzer trovò posto anche nel storico della musica leggera (Parlami d’amore Mariù) e nel cinema di Walt Disney (La Bella addormentata) .

Tuttavia, la sua espressione tipica rimane quella del valzer viennese del secondo Ottocento, suonato con i caratteristici ‘rubato’ e le lievi anticipazioni sul secondo tempo.

Oggi manteniamo vivo l’uso figurato del termine quando in politica parliamo del valzer delle nomine a un incarico di rilievo; un modo per descrivere un avvicendamento rapido di persone o eventi.

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