Wednesday, November 02, 2005

DIZIONARIO DELLE PAROLE FRAINTESE

DIZIONARIO DELLE PAROLE FRAINTESE
Da: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=1525

Una società che non sente i problemi della sua lingua, nel loro continuo muoversi e intrecciarsi, nel suo intrinseco civismo, è una società di istintivi, di estrosi, di irresponsabili, e perciò simbolo di non-libertà e di non-giustizia.
Giacomo Devoto

Questa citazione del famoso linguista è un utile punto di partenza per renderci conto di un problema cui dovremmo porre più attenzione: usiamo ormai parole di cui ignoriamo il significato. Una società libera poggia su una lingua che non può esserlo: una lingua in preda all’anarchia e alla fantasia diventa ambigua, diventa mezzo eletto per ingannare. Si fa un abuso spropositato di termini che non hanno nulla a che vedere con quello che si sta indicando. Aiutandoci con il Devoto-Oli e altri testi, ecco una piccola lista di esempi.

Guerra:
Lotta armata fra stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici, non ammessa dalla coscienza giuridica moderna. (segue una lunga lista di esempi, come “guerra fredda”, “guerra civile”, “guerra batteriologica”: non è contemplato il caso della “guerra preventiva”).
Era divertente, dopo gli attentati di Londra, vedere Giuliano Ferrara bearsi al Tg5 e dichiarare con un certo visibile orgoglio: “dobbiamo renderci conto che questa è una guerra”.
Evidentemente si riferiva alla fantomatica guerra al terrorismo proclamata dal governo americano. E’ ovvio che se la guerra è una lotta armata fra stati o coalizioni, e il terrorismo non rientra in queste due categorie, non di guerra possiamo parlare.

Terrorismo:
Possiamo trovare numerose definizioni del “terrorismo”, più o meno concordanti ed esaurienti. Tuttavia vi è una convergenza generale nel considerarlo come una forma di azione violenta, tale da mettere in pericolo la popolazione civile, e quindi indurre una condizione di “terrore” diffuso così da ottenere alcuni risultati di tipo politico (per es. cambiamento di governo, sottomissione a potere esterno, separazione e autonomia regionale, ecc.). Il terrorismo è quindi una forma d’azione violenta “indiretta”, cioè non rivolta contro un obbiettivo specifico definito, a esempio le forze armate, ma verso bersagli indeterminati e indifesi (in certo modo assimilabile alle pratiche di ricatto della delinquenza comune) ne risulterebbe che qualsivoglia azione contro forze militari in condizioni conflittuali non possa per definizione essere considerata terrorismo ma azione di guerra o guerriglia. (definizione della rivista dei generali dell’esercito italiano ISTRID)

Mi sembra evidente dunque che i combattenti irakeni, opponendosi a truppe di occupazione, non possano affatto essere considerati terroristi. E neanche i Palestinesi che si ribellano alle occupazioni israeliane di Cisgiordania e Gaza possono essere considerati terroristi (cito sempre l’articolo). Viceversa, chi ha spinto gli aerei contro le Torri Gemelle e sistemato bombe a Madrid e Londra, ma anche i soldati della coalizione che hanno compiuto un massacro di civili a Falluja, oltre a bombardare le città irakene (giacché mi riesce difficile immaginare che migliaia di bombe siano finite solo su caserme) sono a tutti gli effetti terroristi. E, giacché gli onestissimi occidentali hanno già fatto confusione qualche altra volta, ricordiamo anche che la Corte dell’Aia considera gli USA uno stato terrorista. Ricapitolando: chi agisce contro civili è un terrorista, chi agisce contro truppe (specie se d’occupazione) no. Dunque il kamikaze irakeno potrebbe essere guerrigliero, resistente, partigiano, ma anche (a seconda dei punti di vista) assassino, o bombarolo.

Vediamo quale categoria lo identifica meglio.

Resistenza:
Nella recente storia d’Europa, il complesso di movimenti che durante la Seconda Guerra Mondiale si svilupparono contro l’occupazione dei nazisti e dei loro alleati, e che nei paesi a regime fascista rappresentarono la continuità e l’espansione delle forze e dei fermenti democratici sopravvissuti dal periodo prebellico o sviluppatisi successivamente.
Mi sembra che i combattenti iracheni possano essere a tutti gli effetti considerati resistenti.

Scontro di civiltà.
Può essere utile la definizione di civiltà: Il complesso degli aspetti culturali spontanei e organizzati relativi a una collettività in una data epoca.
Confesso che l’espressione “scontro di civiltà” mi ha sempre lasciato perplesso. Ecco, io vorrei un giorno, mentre sproloquia, bloccare Ferrara e dirgli: scusa, ma tu cosa intendi per scontro di civiltà? Giacché, da questa definizione, mi risulta che civiltà sia una astrazione, che due stati possano prendere le armi e scontrarsi, non due civiltà. Non mi immagino un italico gabinetto e un WC inglese scontrarsi perché quest’ultimo è privo del bidet.

Tanto per fare un esempio, Papa Ratzinger, in un documento di esecrazione verso gli attentati di Londra ha parlato di strage “anticristiana”. Poi ha corretto il termine in “barbarica”.

Infine, c’è da mettersi d’accordo su quali sono le due civiltà che si scontrano di cui parlano questi geni. Potrebbe trattarsi di Occidente vs Terrorismo. Ma allora avremmo elevato il Terrorismo al rango di civiltà, e a me francamente non va di scriverlo con la maiuscola. E l’Occidente, con i suoi crimini, non mi sembra sia il Bene. Allora si potrebbe parlare di Cristianesimo vs Islamismo. Qui siamo in un guaio serio: due Verità rivelate sono assolute e incontestabili, a causa del piccolo difetto delle religioni di essere un tantinello ottuse, e se spingessero gli uni a combattere gli altri avremmo poco da discutere.
Allora lo scontro è Cultura Europea e, per estensione, Americana vs Cultura Mediorientale? Ma non scherziamo. Gli Arabi ci hanno portato i numeri, noi Aristotele, tanto per fare due esempi terra terra. La Storia ci insegna che tra queste due grandi civiltà c’è stato semplicemente un proficuo scambio, altro che scontro. Insomma, le armi le imbracciano gli uomini, non le civiltà.

Esportazione:
uscita di merci dal territorio di uno stato. Si parla tanto di “esportare la democrazia”. Abbiamo appena visto che l’idea di esportazione si riferisce a merci, e l’idea che una grande conquista della civiltà occidentale possa essere considerata merce fa un po’ ribrezzo. Oltre a farci poco onore, perché significa che abbiamo dimenticato quanto si è lottato per averla, che non la si è comprata un tot al chilo. Inoltre chi esporta di solito riceve qualcosa in cambio, e i nostri capi di stato sembrano mercanti piuttosto oculati… Infine, possiamo ricordare una battuta di Altan: “Non è che a furia di esportare democrazia finiamo col rimanere senza?”.

Imbrogliare le persone con la lingua è l’inganno più subdolo che si possa perpetrare ai nostri danni. Questo dizionario purtroppo è solo una breve sintesi del ben più ampio campionario delle parole truccate e/o senza senso: basti pensare a quanta confusione (del tutto involontaria, s’intende) fanno i politici italiani tra prescrizione, assoluzione e insufficienza di prove, ma anche tra immunità e autorizzazione a procedere, tra satira e ingiuria, e così via. Perciò invito gli altri frequentatori del sito ad aggiornare il dizionario o a completare il mio. "

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