Monday, April 16, 2018

16 aprile 2018

La parola del giorno è

Spanare

[spa-nà-re (io spà-no)]
SIGN Rovinare la filettatura di una vite, un dado e simili
composto parasintetico di [pane], altro nome del filetto della vite, (probabilmente dal latino [panus] 'filo avvolto sul rocchetto', di origine greca), con [s-] privativa.
È impressionante come quella dei filetti degli elementi metallici sia una folla silenziosa e onnipresente. Intorno a noi, in ogni momento, abbiamo decine, centinaia di queste spire che si attorcigliano intorno a pezzi di metallo (e non solo), e che accoppiate e strette dentro spire negative tengono insieme i nostri mobili, le nostre macchine - praticamente tutto. Chissà come gongolerebbe Archita, pitagorico tarantino che è di solito indicato come inventore della vite.
Ora, parallelo al nome di 'filetto' - pare un piccolo filo avvolto su un gambo o su una superficie liscia - troviamo il sinonimo 'pane'. La sua immagine latina è la medesima: il gomitolo, o il filo avvolto sul rocchetto (da cui anche il 'dipanare'). È stupendo come i nomi delle prototecnologie trovino queste domestiche rispondenze, nevvero? Parlano sempre di casa.
Ad ogni modo, spanare (o spanarsi, come intransitivo pronominale) significa giusto guastare il filetto di una vite, di un dado o di un altro elemento filettato, cosicché diventa irrimediabilmente inservibile - non penetra né tiene. L'amico erculeo, quando sente che la vite stenta a entrare, mette più forza nel girare il cacciavite e la spana; il dado di metallo cattivo si spana rapidamente; il torchio di legno duro, fatto a regola d'arte, funziona da cent'anni e non ha mai accennato a spanarsi.
Ovviamente un fenomeno quotidiano come lo spanare ha dato frutti figurati: di quelli volgari non serve parlare. Invece giova parlare di come significhi un obnubilamento, o un'incapacità di capire: anche la mente, anche il pensiero può guastarsi, può non penetrare e non tenere. Il vecchio collega aveva una testa che era un brillante, ma se l'è spanata col bere; le intelligenze sciocche spanano senza cogliere quel che viene loro detto; smettiamo di guardare la serie perché alla settima stagione la trama si è spanata.
Nota finale: 'spanare' può anche significare privare una pianta del pane di terra che resta attaccato alle radici. Ma è un'altra storia, e parla di quell'altro pane.
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Accludere

[ac-clù-de-re (io ac-clù-do)]
SIGN Mettere, chiudere nella stessa busta o plico
voce dotta recuperata dal latino tardo [accludere], derivato di [claudere] 'chiudere', col prefisso [ad-] 'a, verso'.
Questa parola graziosa può rappresentare una risorsa di finezza quotidiana.
L'immagine è delle più delicate: sinteticamente un 'chiudere a', ossia un gesto in cui il chiudere viene partecipato da un'aggiunta, che entra nella busta o nel plico prima che vengano sigillati e inviati. Accludo un francobollo perché tu mi possa rispondere subito; mi scordo di accludere la ricevuta e quindi devo squarciare la busta e trovarne un'altra; ho prontamente buttato le istruzioni accluse e ora devo frugare nella nettezza; nel pacco di pomodori secchi che riceviamo c'è accluso un biglietto di ringraziamento così squisito e scritto su una così bella carta che lo conserviamo in vista.
Curiosamente si tratta di una voce dotta - cioè tecnicamente di una voce deliberatamente ripresa in un certo momento dal latino, e non giunta a noi dopo secoli di naturale uso continuato - che risale soltanto agli inizi del Settecento. Inoltre è simpatico notare che mentre di solito i verbi in cui troviamo un -cludere sono piuttosto importanti, perfino gravi (includere, escludere, concludere, che verboni!), l'accludere ci si presenta più leggero, epistolare, morbidamente burocratico. Soprattutto, è una splendida alternativa all' egemonia dell'allegare. Quando sono in viaggio, ai messaggi accludo sempre qualche bella foto; nella mail che ti mando trovi acclusi i suggerimenti che mi avevi chiesto qualche tempo fa.
C'è un che di più curato, nell'accludere: non stringe, non attacca, non annoda, ma sigilla insieme - liberi in un solo involucro.
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