https://www.foodandwineitalia.com/
Che strana lingua parla il mondo del vino. Sembra quasi un linguaggio cifrato, un codice interno. Tante volte c’è da chiedersi se parli per farsi capire o soltanto per farsi notare. Brutta bestia la vanità, finisce sempre per escludere anziché avvicinare. Il racconto sul vino e sulla sua storia produttiva ha fin qui affascinato attraverso picchi romantici, sentimenti bucolici che toccavano luoghi, paesaggi e storie di vita. Ma la descrizione di un vino nel bicchiere ha bisogno di meno poesia e più sostanza. Meno pathos, meno metafore, più termini concreti e chiari per tutti.
E allora perché non descriverlo con parole semplici, comuni a tutti e facili da ricordare? Quando si degusta è più utile partire chiarendo subito se un vino ci piace ed è ben fatto, oppure no.
Sarebbe utile per tutti, principalmente a chi fa divulgazione, così eviterebbe di parlare soltanto a se stesso. Di solito chi parla da solo non gode di buona fama e non ha nemmeno tanti amici. Mettere il naso nel bicchiere e riferire “sensazioni minerali” per descrivere quel vino è diventato piuttosto frequente. Ma è una sciocchezza in quanto la mineralità è un aspetto tattile e, inoltre, le sostanze contenute nel vino appartengono alla chimica organica. I minerali no, non si sciolgono nella saliva, non hanno sapore e non sono volatili, quindi non hanno odore. Definire la “croccantezza” di un vino fa sentire molto esperti e navigati attraverso un francesismo evocativo di qualcosa di solido che sgretola sotto i denti.
Un’altra fra le numerose perle del vocabolario enologico degli ultimi anni è l’espressione “bella acidità”. Che cosa significa? Sembrerebbe più vicina all’ossimoro che alla realtà, ma non è una questione di retorica e stilistica........Forse è solo un vino sbilanciato. E d’altra parte chiunque definisca “acida” un’altra persona, non lo fa con l’intenzione di rivolgerle un complimento. L’apertura di una bottiglia considerata ancora troppo giovane, negli ultimi anni viene apostrofata come “infanticidio”.....Oggi lo “spunto” si chiama “volatile” e colui che definisce in pubblico un vino “abboccato” fa un po’ ridere i polli. Il perlage è diventato ufficialmente “la bolla” e il vino macerato dobbiamo chiamarlo orange wine. È preferibile, a quanto pare. Ma il vino bianco che comprava mio nonno cinquant’anni fa era indiscutibilmente un “orange wine”, solo che nessuno lo chiamava così. Infine la parola frutto, di cui tutti conosciamo il significato, dov’è finita? Nel dimenticatoio, non la usa più nessuno.
Oggi quella stessa Barbera d’Alba – al netto di
aggettivi rivolti al colore che tanto non interessano più nessuno – la
descriveremmo più o meno così: “bocca piena” (in che senso piena? Il
vino si sorseggia, non è mica la borraccia dell’acqua di un ciclista);
“tensione acida impressionante” (beh, questo mi dispiace, però se sei
così teso e acido che fai impressione, come puoi essere anche buono? Io,
per sicurezza, mi tengo alla larga); “minerale, salino, croccante”
(tipo che pensavo di bere, e invece mi tocca masticare la ghiaia? Se
penso a quanto mi costa una corona nuova dal dentista).
Ancora,
sempre in fase di analisi gustativa: “lungo, lunghissimo, persistente,
infinito” (che maleducato, alla tua età non hai ancora capito quand’è
che te ne devi andare). Probabilmente, sul finale, la scheda di
degustazione presenterà il guaio peggiore, la vera brutta notizia
perché, ammettiamolo, quella Barbera d’Alba, così descritta, non è il
massimo dell’avvenenza: “longevo, ha una vita davanti” (proprio vero,
l’erba cattiva non muore mai). Voto: 96/100. Ah, ma quindi era un vino
buonissimo? Mi sa che non ho capito niente. Lo compro? Forse no.
Le 10 parole equivoche
Minerale
I minerali non hanno odore e non hanno sapore.
Croccante
Forse
l’uva appena colta puo avere una vaga sensazione di croccantezza sulla
buccia. Soprattutto se l’assaggiate con tutti i raspi.
Acido
Il
vino non e acido. L’acidita e una delle tre componenti – assieme
all’alcolicita e al residuo secco – che devono essere in armonia, in
equilibrio. Se spicca solo l’acidita, quel vino non e buono.
Infanticidio
Accostamento
tremendo a un campo semantico orribile. Oltretutto un vino presente sul
mercato puo essere giovane, ma non troppo giovane. Altrimenti dovremmo
pensare che il produttore che l’ha fatto uscire sia una persona poco
seria.
Teso
Ma
quale teso, non scherziamo! Se ne sta tutto il tempo a riposare
coricato al buio. La tensione e lo stress ce li abbiamo noi, soprattutto
quando apriamo una bottiglia che sa di tappo.
Vibrante
Il
vino non vibra, quindi i casi sono due: o chiedete al vicino di casa la
cortesia di abbassare lo stereo, o avete alzato troppo il gomito.
Elegante
È
una parola che porta fuori strada. Dipende da cosa si intende per
eleganza. Puo avere senso definire elegante un vino sottile. Molti pero
confondono l’eleganza con l’eccessiva magrezza e qualcuno anche con
l’anoressia. Un vino totalmente privo di corpo e un vino vuoto e
pertanto squilibrato.
Vinello
È come dare a uno dell’“omino” o al Prosecco del “prosecchino”. Non si fa.
Bolla
È
un po’ troppo generico. Se proprio non vi escono le parole spumante,
Champagne, Prosecco, Franciacorta, Trentodoc e via dicendo, usate
sparkling wine. E ugualmente generico ma almeno vi capiscono in tutto il
mondo.
Naturale
È
una definizione notoriamente fuorviante. Esistono diverse
certificazioni per produrre vini senza o con pochissimo uso di additivi,
sia in vigna che in cantina. Ma il vino non e naturale e – a proposito
di natura – anche le vigne come le intendiamo noi non sono poi cosi
naturali visto che per produrre vino le trasformiamo in qualcosa che
ricorda i bonsai. La vigna naturalmente e una liana, come quella di
Tarzan.
No comments:
Post a Comment