Monday, May 06, 2019

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GIUSEPPE, PARLA COME MAGNI - L’UNTUOSO LINGUAGGIO DA LEGULEIO DI CONTE: “TONO DIALOGICO”, “CADUCAZIONE”, “LATORE”, “SOGGETTIVIZZARE IL CONFLITTO”, “COAGULARE PARTNER” - QUANDO IL REDDITO DI CITTADINANZA ESCLUDEVA ALCUNE CATEGORIE E NON CONVINCEVA LA LEGA, CONTE RASSICURAVA COSÌ: “ALCUNE APPLICAZIONI GIURISPRUDENZIALI LASCIANO UNA QUALCHE INCERTEZZA CHE BISOGNA DIRADARE”
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Carmelo Caruso per “il Giornale”

IL SELFIE DI GIUSEPPE CONTE CON I RAGAZZI IL SELFIE DI GIUSEPPE CONTE CON I RAGAZZI
La soluzione? «È condivisa sul punto di convergenza». Il dossier? «È coordinato personalmente per non soggettivizzare il conflitto». E il tono? «Dialogico». Ma soprattutto la soddisfazione è massima per «aver coagulato» i partner. Ma può essere davvero questa la lingua del cambiamento o è questa la lingua dell' intrigo e dell' astuzia? Con un lessico oscuro e untuoso, Giuseppe Conte ha riportato in politica il vecchio e indecifrabile codice di legno, la terminologia sbiadita che l'Italia aveva finalmente seppellito.

GIUSEPPE CONTE AL VINITALY GIUSEPPE CONTE AL VINITALY
 
Regista della richiesta di dimissioni di Armando Siri, artefice dell' imbroglio semantico che ha fatto uscire Lega e M5s dal tunnel («bandi» al posto di «gare») della Tav, e ancora, prestigiatore di cifre che hanno impedito una procedura di infrazione (dal 2,4 al 2,04) e messo nel sacco la Commissione Europea, («Vedete, sono stato bravo»), l' avvocato del popolo e l' ignoto professore di diritto stanno lasciando sempre più il posto al cardinale furbo e diabolico, un Andreotti con la pochette al posto della gobba.

Senza la qualità dei leader, ma nella peggiore tradizione di quel personaggio descritto dal Manzoni, quell' avvocato «a cui bisogna raccontare le cose chiare; tocca poi a lui imbrogliarle», di Conte stiamo infatti imparando che le sue parole vuote sono in verità cariche di raggiri.

giuseppe conte a vinitaly giuseppe conte a vinitaly
 
Che dire delle frasi di compassione con cui ha prima preso tempo, («Ho bisogno di parlare con Siri, per me conta la componente umana») rispetto al codice freddo e spietato che ha utilizzato in una conferenza stampa per dimissionare il sottosegretario? «Se emergesse che Siri è stato latore di un interesse privato e non generale, sarebbe una questione grave a prescindere da dazioni».

Come si capisce, è solo una perifrasi, un viaggio lungo che nasconde il veleno che ha servito alla Lega e a Matteo Salvini. E già in un' altra occasione, quando rischiava sul dossier libico di essere scavalcato dal suo vicepremier, diceva che il dossier lo avrebbe coordinato personalmente «in modo da evitare iniziative che potrebbero soggettivizzare il conflitto».

giuseppe conte a vinitaly 2 giuseppe conte a vinitaly 2
 
A Palermo, era dunque soddisfatto per aver «coagulato» tanti partner intorno a un tavolo. Attenzione, non è il retaggio dei suoi studi giuridici, la vecchia identità che frena la nuova. È di più. È il dire attraverso il non dire, era l' arma che usavano i più consumati esponenti della Democrazia Cristiana. Quando si chiedeva, anzi veniva già data per fatta, la revoca della concessione autostradale al gruppo Benetton, quando Luigi Di Maio e Danilo Toninelli chiedevano un processo in piazza, dopo un momento di furore dello stesso Conte, «Non possiamo aspettare i tempi della giustizia», era lui stesso a usare una frase che non era altro uno stratagemma per far dimenticare la pratica: «Ho avviato la procedura di caducazione della concessione».

GIUSEPPE CONTE BEVE UN CAFFE' IN SENATO GIUSEPPE CONTE BEVE UN CAFFE' IN SENATO
E quando ancora il reddito di cittadinanza escludeva alcune categorie e non convinceva la Lega, Conte rassicurava così, ma in segreto spalleggiava i Cinque Stelle: «Alcune applicazioni giurisprudenziali lasciano una qualche incertezza che bisogna diradare». Perfino in Europa ha messo in pratica la doppiezza. Accanto ad Angela Merkel, che invitava al bancone di un bar, malignava sia di Salvini che «è contro tutti», sia del M5s, «che è in sofferenza perché cala nei sondaggi e ha paura di perdere».
GIUSEPPE CONTE SULLA PRIMA PAGINA DI FAMIGLIA CRISTIANA GIUSEPPE CONTE SULLA PRIMA PAGINA DI FAMIGLIA CRISTIANA

E come dimenticare il concorso universitario da ordinario a cui, da premier, avrebbe voluto tanto partecipare se la stampa non lo avesse pizzicato? In quel caso dichiarò di aver rinunciato ma lo fece con un video pubblicato su Facebook e soltanto dopo con una lettera formale. Insomma, è forse soltanto adesso, dopo un anno, che si sta svelando la sua vera natura. Sempre più simile a quel servo dello spettacolo teatrale di Joseph Losey. Alla fine rimaneva lui il vero proprietario della casa.


La parola del giorno è

Medesimo

[me-dé-si-mo]
SIGN Come aggettivo dimostrativo, stesso, identico; come pronome dimostrativo, lo stesso
attraverso l'ipotetica forma del latino parlato [metìpsimus], secondo alcuni rafforzamento di [ipsimus], superlativo di [ipse] 'egli stesso'; secondo altri superlativo di [metipse] 'io stesso'.
Strizzando un po' gli occhi, biascicando un po' il suono, si riesce ancora a cogliere nel 'medesimo' l'impronta del superlativo.
Che sia una parola esagerata lo sappiamo: i colleghi pronomi e aggettivi dimostrativi - come questo, quello, stesso, tale - appaiono tutti così misurati e asciutti e piani, invece 'medesimo' sgomita nella frase sdrucciolando in un ingombro che si fa sempre notare. Ciò che, sensa saperlo, invece non si può notare, è il meraviglioso livello di deformazione che ha subito questa parola, risultato di iperboli ed esasperazioni stirate, allungate, tese, strascicate nelle ultime decine di secoli a partire da materiale così vecchio che a stento è riconoscibile: c'è una particella met che in latino compariva in funzione rafforzativa (pensiamo a egomet, forma rilevata di ego, 'io'), c'è un ipse ('egli stesso') più noto ma ormai così maciullato da non vedersi più. C'è un passaggio (o più di uno!) per un grado superlativo la cui eco resta solo nella lunghezza e nello spazio enfatico che il medesimo si prende. C'è il passaggio ricostruito e ipotetico attraverso il latino parlato che lo ha traghettato in forme diverse fino all'italiano: varianti come medesmo o medesimmo sono attestate alla metà del Duecento. Quasi dispiace che Dante lo inchiodi nella sua forma attuale, e che negli ultimi settecento anni, dopo un'infilata ininterrotta di metamorfosi popolari, fantasiose, bislacche e vivaci durata per un tempo impronunciabile, non sia più cambiato.
Abbiamo questa creatura isolata, troppo strana per avere parenti, che ricopre i ruoli di aggettivo e di pronome dimostrativo: questi ruoli di solito raccontano le posizioni delle cose e delle persone nello spazio e nel tempo; ma il medesimo dimostra identità. Si nota che due romanzi, in fondo, hanno la medesima trama, che due sughi molto diversi hanno i medesimi ingredienti, ci appuntiamo che due pacchetti hanno il medesimo peso; quando segue, rafforza: è stata lei medesima a dirmelo, è il giorno medesimo del suo compleanno. E questi come aggettivo, invece come pronome posso affermare di essere il medesimo che ha telefonato ieri, che la risposta che ti do è la medesima che ho dato al tuo concorrente.
La sua normalità è profondamente bizzarra; è una parola più che comune, fondamentale, ed è diffusa coi suoi omologhi anche nelle altre lingue romanze, ma l'eleganza appena sostenuta con cui frequenta i nostri discorsi ha un che di grottesco. Un profilo noto e amichevole che però è inafferrabile, contraffatto in maniera ormai indistinguibile, per la tendenza eterna ad accatastare esagerazioni al di là del limite entro cui il senso regge.

La parola del giorno è

Esatto

[e-sàt-to]
SIGN Preciso, senza errori, accurato, proporzionato; strettamente conforme a un modello; esattamente
voce dotta recuperata dal latino [exactus], propriamente participio passato del verbo [exìgere] nel senso di 'misurare, pesare con precisione'.
Molte persone conoscono questa curiosità: il participio passato di 'esigere' non è 'esigito' né 'esigiuto', ma 'esatto'. E per quanto suoni inusuale è tutt'altro che bizzarro, visto che il participio passato del latino exigere è proprio exactus.

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