Tuesday, May 21, 2019

LA RECONCHA DE TU HERMANA

BAILAMME MASSMEDIOLOGICA
attorno alla frase di Wanda Nara che rivolta verso Adani che aveva classificato come inutile il gol di ICARDI, aveva sbottato con la frase intraducibile: LA RECONCHA DE TU HERMANA su cui i giornaloni hanno sguazzato traducendo da quella Troia di tua sorella a cose oscene simili.
SECONDO ME 
che ho frequentato per qualche anno la lingua,
la s'ignora ha volutamente usato una finezza per non degenerare col linguaggio.
Infatti la frase oscena sarebbe LA CONCHA di tua sorella, intesa come organo sessuale
e la RECONCHA che suona quasi come la REVENCHA la vendetta...
Ma era una finezza da principessa, detta da lei che apparentemente viene dagli hotel per turisti,
non è suonata come una finezza...


 
La parola del giorno è

Artista

[ar-tì-sta]
SIGN Chi esercita un'arte, specie eccellendo
dal latino medievale [artista] 'maestro d'arte', derivato di [ars] 'arte, abilità'.
In una toccante scena de Il cielo sopra Berlino di Wenders, la trapezista Marion ha appena saputo che il circo deve chiudere perché non è più in grado di pagare le spese. Riflettendo amaramente sulla precarietà della sua esistenza, soggiunge: “Ich weiß nur, keine Artistin mehr”, che nella versione italiana suona “so solo che non farò più la trapezista”. In tedesco, infatti, Artisten sono gli acrobati e i giocolieri, non coloro che noi chiamiamo solitamente artisti, ovvero pittori, scultori, musicisti, scrittori ecc. Per loro, il tedesco ha una parola più nobilitante: Künstler.
Tuttavia, tradurre “non sono più un’artista” sarebbe stato proprio sbagliato? Dopotutto, abbiamo forse una parola apposita per designare chi si esibisce nei circhi e nelle strade, o non lo definiamo, appunto, “artista circense” o “di strada”? Chiaramente, la nostra esitazione deriva dal fatto che, quando diciamo artista, intendiamo precipuamente chi pratica le “belle arti”. Ma anche quelle non “belle” le chiamiamo pur sempre arti: non solo definiamo arte qualunque mestiere, dal fabbro al medico, ma parliamo di arte della guerra, dell’arte di arrangiarsi e, peggio ancora, di voci false diffuse ad arte o di un imbroglione che, con le sue arti, raggira un povero malcapitato; per non parlare dei derivati “artato ”, “artefatto” e “artificioso”. Ma allora, cos’è l’arte? E quand’è che le arti “belle” si sono sdegnosamente innalzate al di sopra delle loro cenerentole sorelle? 

LA VIGNETTA DEL GIORNO:





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