Thursday, March 19, 2020

FANCIULO

FANCULO IL CORONAVIRUS !!!
DOVEVAMO MORIRE TUTTI
PER IL CAMBIAMENTO
CLIMATICO !!!


 IL VIRUS CHE TI CAMBIA LA VITA
ieri mi sono rifiutato di fare la lunga fila esterna al supermercato, per aspettare in strada col numerino per poi correre in fretta a caricare il carrello con roba inutile
COSI' SONO SCESO SOTTOCASA
dove c'è il fruttivendolo con una grande esposizione di merce, con scoperte interessanti, quali le olive a kilometro zero e LA CAPONATA TIEPIDA che fa suo padre nel retro con la carbonella e l'olio del contadino...
E una sana chiacchierata fatta di parole che fino a poco fa sembravano inutili...
IL PANE DI CASA uno speciale pane di grando duro lo vende il negozietto a cento metri da casa. Anche lì la signora è gentile e ha un ottimo assortimento.
Forse spenderò dieci centesimi in più. ma quanto calore!
Dopodomani vado dal pescivendolo...

Negli USA invece la coda é più ordinata 
MA PER COMPRARE LE ARMI !!


EFFETTO GREGGE...
COMANDATO DA UN CAPRONE...
E4HEHEHE


[pàn-fi-lo]
SIGN Yacht, imbarcazione di lusso
dal greco bizantino [pámphylos] '(nave) della Panfilia'.
Se, trovandovi in terra spagnola, qualcuno dovesse darvi del pánfilo, non correte subito allo specchio per verificare se le vostre forme, negli ultimi tempi, si siano catastroficamente dilatate: intende dire che siete un po’ grulli, tontoloni. Ed è inutile che vi lambicchiate il cervello cercando improbabili legami tra la semplicioneria e uno yacht: non ve n’è alcuno. La strana e spassosissima coppia formata dal panfilo italico e dall’ispanico pánfilo è una coppia di fatto, giacché i coniugi non sono uniti nel sacro vincolo dell’etimologia – e perciò vanno esaminati uno alla volta. Mettiamoci subito in mare.
Il panfilo (o panfilio) era, nel Basso Medioevo, una nave simile alla galea. Introdotta nel Mediterraneo dai Genovesi, era usata a scopo sia mercantile sia bellico, e il suo nome derivava dal greco bizantino pámphylos, ‘(nave) della Panfilia’. In realtà, non sappiamo quanto le navi della Panfilia somigliassero a quelle usate nel Mediterraneo molti secoli dopo; sappiamo però che la Panfilia era una regione costiera dell’Asia minore tra la Licia e la Cilicia, prospiciente Cipro, e che i suoi abitanti erano sin da tempo immemorabile mercanti, e quindi navigatori — nonché temibili pirati.
Ma com’è che le navi della Panfilia sono diventate lussuosi bastimenti di piacere per ricchi? Per errore, semplicemente: compilando il suo Vocabolario marino e militare (1889), Alberto Guglielmotti era alla ricerca di un’alternativa autoctona all’inglese yacht, imbarcazione da diporto dotata di ampie cabine, in voga tra aristocratici e opulenti borghesi sin dal Settecento. Ritenendo che gli antichi panfili fossero “navigli di sollazzo”, raccomandò l’uso di panfilio, “vocabolo pelasgo (…) esprimente l’uso di tutte le genti, ed anche di tutte le delizie”, che consentiva di non “strozzarsi nella gola quella ghiottornia dello Yacht con tutto il resto”.


[spùn-to]
SIGN Abbocco dato dal suggeritore a teatro; elemento, occasione che dà il via a una produzione creativa; sapore acido assunto dal vino
derivato di [spuntare].
Un'immagine semplice, evocativa e condivisa conferisce versatilità alla parola che la significa. E questo è così vero che alla fine ci troviamo con significati che non sappiamo più bene come ricondurre all'immagine originale.
Il nostro 'spunto' è un termine tardo, ottocentesco, ed emerge a teatro. È il suggerimento che viene accennato all'attore che sta recitando — 'dammi lo spunto'. Ed estendendosi da questo abbocco invade il campo artistico diventando la prima battuta di una frase musicale, ma anche e soprattutto l'elemento, il motivo, il pensiero che dà il via a un'attività artistica, o più in generale di una produzione che comunque necessiti di un po' di inventiva. Non è pretenzioso come l'ispirazione, lo spunto, e non racconta di strani insondabili spirari: è piccolo e concreto e utile.


La parola del giorno è
[fòcus]
SIGN Punto di convergenza di attenzione, cura, azioni; parte della frase posta in rilievo; focolaio dell'infezione nel corpo
voce inglese, dal latino [focus].
La storia di questo anglicismo, anzi anglolatinismo, è davvero peculiare: il suo uso nel latino moderno pare sia riconducibile a un inventore illustre, attraverso l'inglese è passato in italiano ormai da molti decenni, ma sta generando significati sempre nuovi, che non troviamo nei nostri dizionari... e tantomeno in quelli d'inglese.
Si parte dal focus latino, che come dicevamo parlando del focolaio, acquisisce il significato di 'fuoco' soppiantando ignis, dal primo significato di 'focolare' che aveva. Ora, nei primi anni del Seicento Keplero, il celebre astronomo, conducendo studi di ottica parla di focus indicando quello che conosciamo come 'fuoco' di una lente, il punto di convergenza dei raggi luminosi che l'attraversano. Dopotutto non è il punto che si cerca quando cerchiamo di accendere un fuoco con una lente d'ingrandimento? La paternità non è certa oltre ogni dubbio, magari era un uso corrente di cui non abbiamo attestazioni precedenti — ma non scordiamo che a Keplero dobbiamo anche altri termini, come 'penombra' e 'satellite'.
In inglese il focus ha diversi significati, figurati e no, che gemmano da questo focus ottico del latino moderno. Come verbo è un mettere a fuoco, un concentrarsi, e come sostantivo è il centro, il punto focale, di massima importanza e nitidezza, a cui si presta attenzione. Dagli anni '50 il termine inizia a entrare in italiano, nei panni di termine tecnico del lessico linguistico (focus come parte della frase che viene messa in rilievo) e medico (focus come focolaio, punto d'impianto di un'infezione). E tanti dizionari si fermano qui.

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