Tuesday, January 02, 2018

appena



La parola del giorno è

Appena

[ap-pé-na]
SIGN Come avverbio: a fatica, soltanto, subito, da pochissimo; come congiunzione: subito, ogni volta che
da [a pena].
Anche il sapore più forte, se masticato tutti i giorni, perde d'intensità; e 'appena' è una parola che vede il suo acuto vigore originario smussarsi con l'uso frequente.
Infatti 'pena' è una parola davvero grave. Non è fatica, difficoltà. È pena, la sofferenza più grande e stringente che la nostra lingua ci apparecchia. E fare, o riuscire a fare qualcosa 'a pena' significa farlo con vera, intima sofferenza. Ma l'appena, dicevamo, si è molto alleggerito, e i suoi significati, più che sulla sofferenza, li troviamo imperniati sul limite, sulla prossimità, sulla contemporaneità - passaggi semantici molto intelligenti.
Se prima di dover uscire a cena ce la faccio appena a tornare a casa, segno che lo scarto temporale è al limite, e costa una certa faticosa fretta; se mi restano appena i soldi per il biglietto di ritorno, descrivo una disponibilità prossima allo stretto necessario, così come se metto appena un po' di peperoncino nella pasta la presa sarà minuscola; se la fermata dell'autobus si trova appena fuori casa, indico una distanza minima; se il corriere è appena passato, intendo che l'ho mancato per un soffio. Limite, prossimità, contemporaneità. E questo non solo nei casi in cui l'appena ha valore di avverbio, ma anche quando è congiunzione. Se non appena ho notizie ti scrivo, la mia azione è immediata; se appena si parla di politica mi scaldo, immediata è la ricorrenza del sentimento.
Ciò che avviene o è fatto 'a pena' ha un connotato di difficoltà: un niente lo separa dal non avvenire, dal non essere fatto. Ed è curioso come l'appena abbia preso come centro la dimensione di quel niente, in una sequenza di significati così versatile e articolata.
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