Sunday, January 21, 2018

Il quadro è falso ma la cornice preziosissima è autentica. Intendo dire che il delitto e i protagonisti sono inventati ma la scoperta archeologica e gli avvenimenti in cui si svolge la vicenda sono autentici. Si tratta di una scoperta che potrebbe sconvolgere l'archeologia moderna, ma manca la prova regina, che questa storia invece usa come motivo di un delitto, che inizia come uno scherzo con uno scambio di coppie ma diventa un incubo 







La parola del giorno è

Collabente

[col-la-bèn-te]
SIGN Di un organo cavo, afflosciato fino a far toccare le sue opposte pareti; di un edificio, in rovina
participio presente del verbo [collabire], voce dotta recuperata dal latino [collabi] 'squassarsi, cadere'.
Una parola che viene usata solo nel lessico medico e in quello catastale può non conquistare tutti al primo sguardo. Ma l'immagine che vi troviamo è talmente forte e riconoscibile che potrebbe essere usata in maniera ben più variegata.
È il participio presente del verbo 'collabire', usato nei medesimi contesti. Si tratta di un latinismo, emerso solo negli anni Cinquanta: l'originale verbo collabi (propriamente 'cadere insieme') descriveva uno sconquassarsi, un crollare, ed è stato recuperato, in ambito medico, con un significato molto preciso: collabiscono gli organi cavi che si afflosciano tanto da far toccare le loro opposte pareti, anche fino a farle combaciare del tutto - per fisiologica conformazione o per patologia. Ad esempio si può descrivere l'uretra come un canale collabente, si può parlare di come la scarsa pressione faccia collabire il vaso sanguigno.
Queste immagini sono state impiegate anche nel lessico edilizio e catastale per quegli edifici inagibili che versano in condizioni di irrecuperabile rovina e ormai valgono il terreno su cui sono costruiti - quasi che il tempo li abbia fatti afflosciare come una vescica moscia, col tetto sgonfio e i muri marciti che smottano gli uni sugli altri. Non rovine romantiche.
immagini forti, di bella presa, e che non troviamo solo qui. Ci mangiamo, in torva solitudine, il soufflé collabente che ieri sera non abbiamo avuto il cuore di servire agli ospiti; l'amico alla festa indossa un'alta corona di carta collabente che gli ciondola ai lati della testa; e per non far finire l'estate ci rifiutiamo inconsciamente di mettere via la piscina gonfiabile, ormai collabente e piena di alghe e girini.
Insomma, è una parola molto più utile di quel che pare: ci permette di infilare in maniera incisiva nei nostri discorsi l'immagine esatta, e davvero ricorrente, della cavità che si affloscia su sé stessa. Mica male.
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Dimergolare

[di-mer-go-là-re (io di-mèr-go-lo)]
SIGN Rimuovere un chiodo agitandolo; scuotere; barcollare, tentennare
dal latino [demergulare], derivato da [merga] 'forcone'.
Non siamo davanti a una parola che scoppia di vigore, forte di un uso vivace e diffuso. Se le parole morissero, anzi, potremmo dire che questa non si sa nemmeno più dov'è sepolta. Ma le parole non muoiono, al massimo vengono scordate, e questa è meravigliosa - di una meraviglia molto specifica.
Ci sono centinaia di gesti minutissimi che compiamo senza dar loro un nome. Questo è uno di quelli, ma si può rimediare: davanti a qualcosa (pensiamo un chiodo) rimasto conficcato (pensiamo nel legno) cerchiamo di rimuoverlo con la stretta delle dita o con una pinza. Il movimento che facciamo, specie se non c'importa molto di rovinare il materiale in cui è confitto, è il dimergolare. Una serie di movimenti da una parte all'altra, o circolari, che lo smuovono e gli allargano lo spazio perché possa essere divelto. Un movimento che abbiamo naturalmente nelle mani, più che nelle parole.
Ebbene, pare che questo verbo derivi dal latino merga, il forcone, il tridente che si usa per i covoni: infilate le punte nel fascio di spighe, per poi posarlo si deve scrollare il forcone - e di qui nasce il dimergolare, che in riferimento al chiodo trova un uso speciale rispetto a questo generale scuotere. Dimergolo il mestolo in cui sono rimaste infilate rondelle di porro, dimergolo la trivella a mano che resta incastrata nell'argilla, arrivato il mio turno dimergolo le freccette e tiro con audacia ("Non si preoccupi signora, il sangue smette di uscire subito"). A questo scuotimento si accosta poi il significato di tentennare, di barcollare, così come si fa tentennare il chiodo: si piazza il digestivo della nonna sul tavolo e venti minuti dopo tutti dimergolano allegramente; gli scaffali montati male dimergolano pericolosamente ogni volta che qualcuno ci appoggia sopra qualcosa; e chi non è avvezzo dimergola sul terreno accidentato.
Non so come ho potuto farne a meno.
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