Saturday, January 06, 2018

LA PAROLA DEL GIORNO E'...

AUGURI
(dal filosofo)

Diego Fusaro
Gli auguri social del noto filosofo, "allievo indipendente di Hegel e Marx"
"Che sia un 2018 di baldanzosa rivolta contro il capitale liquido-finanziario sradicato e sradicante e di ragionata indocilità oppositiva al plusgodimento acefalo coessenziale al modus vivendi dei pecoroni cosmopoliti votati all'erranza diasporica planetarizzata!"

OGGI LA BEFANA
(una festa fascista, lo sapevate?)

 

Pagano

[pa-gà-no]
SIGN Chi o che segue il paganesimo, specie rifacendosi a costumi e valori del mondo classico, e in contrasto col cristianesimo
Dal latino [paganus] propriamente 'abitante del villaggio', da [pagus], 'villaggio'.
Non ci sono dubbi che questa parola derivi dal latino paganus. E la ragione di questa derivazione ha una spiegazione classica piuttosto nota, che però probabilmente deve essere rivista.
Come sostantivo e come aggettivo, il pagano significa chi o che segue il paganesimo - e per paganesimo si intende tutto quell'insieme di costumi, credenze, valori propri del mondo precristiano, e anzi in diretto contrasto col cristianesimo. Pagani i culti della romanità classica, pagane le feste celtiche che i papi hanno cercato di scalzare con altre feste religiose, pagani gli Inca che si vedono arrivare, con Pizarro, l'ambiguo frate predicatore Vicente de Valverde.
Ora, la più risalente e ripetuta spiegazione etimologica che lega un nome che significa 'villaggio' a questi culti è che, rispetto alle città, fu proprio nei villaggi che le antiche credenze pagane permasero più a lungo. La base di questa ipotesi è una massima d'esperienza: nelle città, aperte al nuovo e a un confronto sociale più serrato e cosmopolita, le tradizioni sono più fragili, mentre nelle piccole comunità sono più pervicaci. Ma la massima d'esperienza non è una legge scientifica, e a questa tesi manca il conforto di un rilievo circostanziato.
C'è un'altra ipotesi, davvero suggestiva. Nel gergo militare latino paganus ebbe anche il significato di 'civile', con dei connotati piuttosto simili al nostro 'borghese'. E poiché nelle rampanti comunità cristiane ebbe successo il definirsi con nomi come 'milizie di Cristo' o simili, è plausibile che l'antitesi militare/civile abbia preso forma descrivendo i non cristiani come civili, borghesi, e quindi pagani.
Quale che sia la via che porta dal villaggio al paganesimo, oggi possiamo osservare come la carica negativa che questa parola ha avuto per millenni si sia in larga parte dissipata, dando al pagano una bonaria aria di fascinosa (e volentieri scherzosa) vicinanza all'antico, di ricerca spirituale, di contatto con la natura e i suoi cicli. Così la sorella celebra per suo figlio un battesimo pagano alla fonte del fiume, nella sagra di paese si perpetuano riti pagani in veste cristiana, per il sostizio organizziamo una festicciola pagana così da rivedere gli amici, il collega eccentrico invoca e bestemmia gli dei pagani.
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Scurrile

[scur-rì-le]
SIGN Volgare, sguaiato, specie relativo alla comicità
voce dotta recuperata dal latino [scurrilis], derivato di [scurra] 'fannullone, buffone', di probabile origine etrusca.
Questa parola è uno strumento davvero utile, con un significato tanto preciso quanto articolato e intenso.
Nasce da una figura molto eloquente, quella del buffone; per la verità il latino scurra descriveva il buffone in senso figurato: propriamente era il fannullone, il perdigiorno, e solo per estensione diventava il parassita e poi il buffone. Per intenderci, non siamo davanti a uno di quei mitici giullari del medioevo, liberi come la loro arte, di quelli consacrati nell'opera di Fo: di questo antico genere di servo buffone (che non manca nemmeno oggi) lo scurrile immortala l'inclinazione determinata a una comicità volgare, sguaiata e compiaciuta. Il recupero dotto di questa parola ci suggerisce anche che la trivialità, nello scurrile, non è riguardata in maniera neutrale: lo scurrile è giudicato con sprezzo, o almeno biasimo.
La simpatia esasperata del comico scivola nella scurrilità; l'amico scurrile, nonostante il nostro affetto, va tenuto lontano dalle occasioni formali; durante la cena, al sesto bicchiere, iniziano a rimbalzare barzellette scurrili; e la persona che abbiamo appena conosciuto, convinta di generare complicità, si abbandona ad apprezzamenti scurrili.
Una parola potente e coraggiosa nella sua esattezza: inchioda con eleganza il volgare nella sua dimensione comica, dimensione in cui naturalmente la licenza è più ampia, e in cui quindi la volgarità si sa sferrare con maggior forza.
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