Wednesday, January 15, 2020

ATTONITO

 HO CAPITO DI ESSERE VECCHIO
durate uno dei tanti Festival di Cannes a cui partecipavo. Il Gran Palais era ancora quel bel vecchio palazzo giallo spazzato via dalla speculazione per far posto a quell'orrendo bunker sul mare che e' la sede odierna.
All'ingresso una colonna di televisori proiettano a scopo promozionale i primi videoclip musicali che sarebbero diventati un nuovo linguaggio televisivo. Ad un certo punto una ragazzina che circola la' fuori senza speranza di mai entrare nella vita, ferma i suoi compagni di urla e di strepiti e dice a tutti:"State zitti, sentite quello!" e sui monitors Paul McCarty che cantava "Ebony and Avory " con Steve Wonder, i ragazzi rapiti a sentire la canzone e poi uno che chiede: "Ma chi e' quello bianco?"
"Ma come chi e'?" risponde scandalizzata la ragazzina "Ma e' Paul McCarty, quello dei Wings!"
Hai capito? Era arrivata la generazione che non aveva mai sentito i Beatles!
Dio, come passa il tempo!




La parola del giorno è
[at-tò-ni-to]
SIGN Impressionato, sbalordito; immobile
voce dotta presa in prestito dal latino [attonitus] 'stordito dal tuono', propriamente participio passato di [attonare] ‘stordire’, derivato di [tonare] ‘tuonare’.
L'attonito è l'intensamente impressionato, lo sbalordito, il paralizzato; il riferimento al tuono in questo prestito trecentesco dal latino è facile da immaginare, ci suona dentro in modo evidente, ma ci sono un paio di considerazioni che ce lo possono spiegare meglio.
Già perché chi è che si fa sbigottire così tanto da un tuono? Nessuno, nemmeno gli antichi Romani: certo erano superstiziosi, certo per loro anche solo il rumore del tuono poteva avere implicazioni religiose (le sacerdotesse flaminie dovevano fare riti di purificazione ogni volta che ne udivano), ma non erano totalmente imbecilli. La chiave di volta che fa stare su questo arco etimologico è semplice ma poco intuitiva. Infatti siamo abituati a pensare al tuono come un rumore forte, di una vastità superna, e che corre a noi di lontano. Si può contare il tempo che passa fra lampo e tuono per avere idea della distanza a cui la saetta ha spaccato l'aria. Ma è tuono anche il rumore del fulmine che ti casca vicino, che ti casca addosso.
È quando il fulmine ti casca vicino che resti attonito. Infatti l'attonitus poteva anche descrivere direttamente il fulminato. Si capisce così la gravità dello stordimento dell'attonito — sbigottito, incredulo e smarrito davanti all'improvviso, immobilizzato da un inatteso di forza travolgente. La situazione di riferimento è quella della persona che dopo lo schianto della folgore ristà, bianca come un cencio, con le orecchie che pulsano e fischiano, impaurita, disorientata.




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