Friday, January 17, 2020

scheggia

La parola del giorno è
[schég-gia]
SIGN Frammento appuntito e rigido staccatosi da un corpo
dal latino [schìdia], prestito dal greco tardo [skhídia], plurale di [skhídion] 'scheggia', derivato di [schízein] 'fendere, rompere, spezzare'.
Dico che sul monopattino elettrico vado veloce come una scheggia, eppure la scheggia è lenta, quando mi ferisce dal legno ruvido che sto accarezzando. Di che schegge stiamo parlando? Rieccoci davanti a qualcosa di cui facciamo esperienza spontanea, ma il cui nome nasconde delle intimità particolari.
Si parte da un dato che pare semplice: la scheggia è un frammento, specie appuntito, magari tagliente, che apparteneva a un corpo solido, che è finito spezzato o da cui si è semplicemente staccato. È un termine che nasce con l'italiano, germogliando nel volgare: viene dall'antica parola latina schìdia, che fu presa in prestito dal greco tardo (quello che sarebbe sfumato nel bizantino), e che in particolare deriva da un verbo molto fertile, schízein. Questo significa fendere, rompere, spezzare, ed è quello che ritroviamo nello scisma, e in quei composti che iniziano per schizo-. 
La rottura da cui scaturisce la scheggia però non è in tutto uguale a quella del frammento, del brandello, del pezzo, della scaglia. Ha delle particolarità sottili che dominiamo senza pensarci. Pensiamo al gomito che inavvertitamente spinge giù il vaso Ming: se si infrange in pezzi di dimensioni simili non diremo che si è ridotto in schegge, diremo che è andato in pezzi; sono più volentieri schegge quelle che saltano da una sbeccatura (quando il resto del corpo resta integro), o i pezzi più piccoli e acuminati fra i frammenti. Dev'essere piccola, solida e rigida, per essere una scheggia — mentre un brandello può essere morbidissimo. E tende ad essere più appuntita rispetto alla scaglia, che è più piatta— vediamo benissimo la differenza fra una scaglia di cioccolata e una scheggia di cioccolata, fra una scaglia di parmigiano e una scheggia di parmigiano.

No comments: